I pm scavano nell’archivio segreto del Sismi

Spataro ha incaricato un perito informatico di duplicare tutti i file dello 007 Pio Pompa

Stefano Zurlo

da Milano

L’inchiesta su Abu Omar si trasferisce per un giorno a Roma. In questura il Pm Armando Spataro incontra un perito informatico e gli dà un incarico delicato: duplicare tutti i file conservati nell’archivio segreto del Sismi, in via Nazionale. Titta Madia, difensore di Pio Pompa, il funzionario che gestiva la base, spiega che «l’operazione verrà fatta con una serie di accortezze studiate da Spataro, idonee ad impedire fughe di notizie».
I magistrati milanesi accelerano e puntano a chiudere l’indagine entro luglio. Via Nazionale, la «centrale di inquinamento delle prove e di disinformazione», la fabbrica dei dossier contro Prodi e i magistrati scomodi, è solo un capitolo. Il protagonista principale resta sempre Marco Mancini; lo 007 è confinato in casa, ma i suoi avvocati sono sempre più fiduciosi: «Aspettiamo che si compia l’ultimo accertamento - spiega Luigi Panella - e speriamo che al più presto Mancini torni in libertà».
L’atto istruttorio che ancora frena il ritorno di Mancini alla sua vita precedente è spiegato in poche righe dal gip Enrico Manzi nell’atto con cui gli ha concesso gli arresti domiciliari: «Le esigenze cautelari sono affievolite» ma devono ancora «essere approfondite» le affermazioni del generale Gustavo Pignero, sottoposto martedì scorso all’interrogatorio di garanzia. Forse Pignero, il cui stato di salute non è buono, verrà ascoltato una seconda volta. O forse si renderà necessario un confronto fra Pignero e Mancini. Questo, probabilmente, prima di mercoledì, quando la posizione di Pignero verrà valutata dal tribunale del riesame.
Armando Spataro e Ferdinando Pomarici vogliono incrociare le parole dei due alti ufficiali, sono pronti a confrontare i verbali, cercano eventuali discrepanze e contraddizioni nelle due versioni. «Diciamo la verità - insiste Panella - Mancini ha fornito sin da venerdì documenti inequivocabili che fanno capire la sua assoluta estraneità al reato ipotizzato dalla Procura».
Certo, i Pm hanno raccolto molti indizi e hanno iscritto nel registro degli indagati i nomi di sette funzionari del Sismi dopo aver ottenuto ventisei ordini di cattura per altrettanti agenti della Cia. Mancini ha offerto la sua collaborazione e avrebbe indicato ruoli e compiti, ma su un punto è stato irremovibile: «Non ho partecipato ad alcun sequestro. Non ho mai rapito nessuno. Certe cose da noi non si fanno». Evidentemente, gli americani lasciarono filtrare nell’ambiente degli 007 il proposito di rapire Abu Omar, ma non trovarono tutto il consenso che si aspettavano. Non è ancora chiaro, però, come si siano mossi gli altri agenti coinvolti nell’indagine. Il lavoro investigativo potrebbe illuminare responsabilità finora rimaste sullo sfondo e ridimensionare invece il ruolo di alcuni degli indagati.
Sempre da Roma arriva un’altra notizia: il ministro della giustizia Clemente Mastella ha disposto accertamenti preliminari sul sequestro di Abu Omar. Il guardasigilli ha invece scartato l’ipotesi di un’ispezione a Milano: «Non ci sono validi elementi che la giustifichino».
Se ne parlerà, semmai, più avanti.

«Sento di dover attendere - prosegue Mastella - che siano completati gli accertamenti preliminari che ho disposto e che siano trasmesse tutte le informazioni che ho richiesto. Soltanto allora, se emergessero anomalie che oggi non è dato riscontrare, attiverei come ho fatto per altre Procure o per altri uffici giudiziari i poteri ispettivi che mi competono come ministro della Giustizia».

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