I Pm sono gli stessi che stanno ricostruendo la tentata scalata al «Corriere della Sera». Si procede anche per l’ipotesi di aggiotaggio in relazione all’acquisto dei titoli Rcs Nuova inchiesta su Ricucci: ora tocca ai suoi conti Il finanziere indagato

I Pm sono gli stessi che stanno ricostruendo la tentata scalata al «Corriere della Sera». Si procede anche per l’ipotesi di aggiotaggio in relazione all’acquisto dei titoli Rcs Nuova inchiesta su Ricucci: ora tocca ai suoi conti Il finanziere indagato

Gianluigi Nuzzi

da Milano

E adesso tocca ai conti di Stefano Ricucci e della sua holding immobiliare con ai vertici la Magiste. Il marito di Anna Falchi, l’ex scalatore di Rcs e del Corriere della Sera è infatti indagato dalla procura di Roma anche per i reati di falso in bilancio e di false fatturazioni. Il nuovo fascicolo, aperto da circa un mese e con pochi accertamenti svolti in gran segreto, è stato assegnato dal procuratore capo all’aggiunto Achille Toro e ai pubblici ministeri Rodolfo Sabelli e Giuseppe Cascini, gli stessi che ricostruiscono le mosse di Ricucci per la (mancata) conquista del quotidiano di via Solferino. Cascini procede anche per l’ipotesi di aggiotaggio in relazione alla compravendita di titoli Rcs fino all’ottobre di quest’anno. In particolare, i magistrati stanno verificando le ultime operazioni immobiliari compiute dal gruppo Magiste. Con il sospetto che siano solo strumenti finanziari per mascherare flussi di denaro ingiustificabili. E sono finiti nel mirino due palazzi. Oltre a quello di via Lima 51 a Roma, che doveva diventare la nuova sede di Confcommercio vi è anche un intero stabile nel centro di Milano, in via Cerva 28, dietro piazza San Babila.
Le fatture di via Lima. A Sabelli e Cascini interessa molto la storia di questo palazzo. E non solo, come scritto sinora, sui passaggi iniziati a gennaio e che dovevano portare l’immobile dal gruppo Magiste (via Garlsson Sa e Arianne Sa) ai forzieri di Confcommercio. Con 39 milioni di anticipo prelevati dal fondo del presidente. Ora le indagini sterzano verso la coppia Fiorani-Ricucci. Nel mirino la vendita del 29 dicembre 2004 quando la lodigiana Immobiliare Il Corso srl, gruppo Bipielle Investimenti, girò il palazzo a Magiste Real Estate Spa. Gli inquirenti ritengono che anche quel contratto di compravendita non sia poi così chiaro. E nemmeno le due fatture che vennero emesse dall’Immobiliare Il Corso a Ricucci e datate 25 febbraio e 29 marzo. Secondo una prima ricostruzione queste due fatture potrebbero essere addirittura false o quantomeno pertinenti ai reati di «emissione di fatture per operazioni inesistenti» già contestato al raider Ricucci. I passaggi di mano su via Lima 51 vengono giudicati a piazzale Clodio quantomento inconsueti. Si pensi solo al disinvestimento da titoli compiuti da Confcommercio per indirizzare poi le risorse, appunto i 39 milioni, per l’acquisto dell’immobile con scrittura privata che vedeva la Garlsson come controparte. Per l’accusa il compromesso Ricucci-Confcommercio era solo servito a quest’ultima per rilevare una serie di fondi off shore all’estero mentre, da parte sua, Magiste faceva finire il palazzo a Magiste Real Estate Property con 56 milioni di ipoteche e 28 di mutui contratti con Eurohypo.
Il giardino di San Babila. Si passa poi a Milano, nella centralissima via Cerva al civico 28. Qui troviamo il palazzo che nei sogni estivi di Ricucci doveva diventare il quartier generale meneghino del finanziere di Zagarolo. Giardini su via Visconti, quasi 3mila metri quadrati tutti per gli uomini Magiste: insomma una cosa in grande. Ma in Procura a Roma pensano che anche la compravendita di questo palazzo possa nascondere fatture false e trucchi nei bilanci. Un’accusa senza dubbio gravissima e tutta ancora da dimostrare. Ma che ha portato i magistrati a rivedere nel dettaglio sia i passaggi dell’immobile risalenti allo scorso 30 giugno sia gli atti tra le parti. Proprio in quei giorni l’edificio passa infatti di mano dalla Visconti 2000 srl, scatola immobiliare riconducibile al gruppo Magiste, alla Mre1 srl. E qui si apre un altro scenario investigativo. Con l’accusa che ipotizza compravendite simulate, artefatte, fatture false, valori di bilancio gonfiati per gli scopi più diversi. A iniziare da quelli di trovare in banche amiche robuste linee di credito per aggredire finanziariamente società quotate. Come, ad esempio, il Corriere della Sera, sogno irrealizzato di Ricucci. Ma siamo solo agli inizi.

«Potremo trovare così traccia - confida un investigatore - dei soggetti e dei flussi di denaro che hanno consentito a Magiste di comprare azioni Rcs». Insomma torna il tormentone dell’estate: c’era davvero solo Ricucci dietro Ricucci?
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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