Cronaca locale

I Pooh si celebrano al Forum «Siamo la memoria del pop»

«Siamo tutti sereni, abbiamo ancora un grande amore per il palcoscenico»

Antonio Lodetti

I Pooh hanno fermato il tempo sulla festa per i loro quarant’anni di carriera. Hanno anticipato i festeggiamenti (il compleanno ufficiale è stato lo scorso febbraio) pubblicando la doppia antologia La grande festa (31 megasuccessi più due inediti, il brano che dà il titolo all’album e Destini), il dvd con i videoclip più celebri e il libro Pooh, la grande storia 1996-2006, biografia definitiva e ricca di aneddoti inediti per una band da Guinness dei primati con quasi 25 milioni di album venduti, venti milioni di singoli con una militanza di cinque anni interi (seppure distribuiti nel tempo) nelle nostre classifiche.
Ora Dodi Battaglia, Roby Facchinetti, Stefano D’Orazio, Red Canzian vengono a raccogliere gloria nella «loro» Milano, (che li ha adottati e lanciati diventando la loro città di adozione) domani sera con il concerto tutto esaurito al Forum. Sono la memoria storica del pop italiano, quello che ha tagliato trasversalmente tutti i generi e tutti gli stili, cucendo insieme l’impetuosa energia del rock e il lirismo melodico in un cocktail che non perde il gusto e l’appeal col passare del tempo. Hanno attraversato attimi di crisi, hanno vissuto fantastici momenti di gloria senza mai cambiare direzione, senza sedersi sugli allori o fermarsi a guardare indietro.
«Siamo molto sereni - dicono - abbiamo passato più tempo insieme noi quattro che con le nostre famiglie e la musica è la nostra vita. Siamo ancora entusiasti di suonare, sempre alla ricerca di nuove strade pur avendone percorse così tante. Non ci siamo mai stancati perché ogni volta siamo alla ricerca di una nuova America».
Pop, rock, ballate sentimentali, improvvisazione a briglia sciolta nei concerti, una spruzzata di jazz e soul; nascosti nelle pieghe delle loro canzoni apparentemente semplici ci sono tutti questi stili e molto altro ancora, rivissuto attraverso una formula segreta che si chiama Pooh e soltanto Pooh. «Il nostro suono è il frutto equilibrato delle nostre passioni individuali centrifugate dal sentimento e dalla passione. Il segreto è osare, diciamo che la nostra è incoscienza costruttiva».
E nel loro curriculum vantano molti altri primati. «Siamo stati il primo gruppo a mollare le case discografiche, dopo Poohlover, nel 1976 abbiamo cominciato a produrci da soli, i primi a usare le tecnologie d’avanguardia e i Tir per spostarci, i primi ad usare gli effetti speciali. La macchina del fumo da usare in concerto l’abbiamo costruita spruzzando brillantina Linetti su una nostra invenzione formata dalla resistenza di uno scaldabagno e da una serpentina in rame. Usciva il fumo e a volte le fiamme. Una sera a Torino Dodi ha quasi preso fuoco, abbiamo dovuto scaricargli addosso un estintore».
Storie divertenti e curiose, che si stemperano attraverso il loro lungo concerto, un percorso a ritroso nel tempo e nelle emozioni che toccherà - per un compleanno che si rispetti - tutto il loro repertorio, da Piccola Katy e Tanta voglia di lei a Pensiero fino alla recentissima La grande festa, passando per brani poco frequentati dal vivo come Per te qualcosa ancora, uscito solo su 45 giri, Ci penserò domani o Scusami dell’anno scorso, «evoluzione di Tanta voglia di lei) o per altri, come Lindbergh, completamente riarrangiati per rendere al meglio in versione live. «Nel disco antologico, come in concerto, scegliamo i brani con grande fatica.

Ci sono scelte obbligate, i fan vogliono i classici, ma noi vogliamo portare sul palco un repertorio più completo possibile».

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