«I portieri stranieri la vera sciagura Curci meglio di Doni»

I portieri stanno vivendo un momento particolare e spesso la colpa dei loro pacchiani errori ricade anche su chi li prepara. Roberto Negrisolo, il padre di tutti i preparatori, l’uomo che nel Milan conquistò 4 scudetti e una Champions, non ci sta. «Dai miei tempi, tutto è cambiato, non si hanno più programmi seri, non si crede nei giovani, si lascia spazio a tanti ultratrentenni se non addirittura quarantenni che portano via il posto ai talenti emergenti (Negrisolo chiuse la carriera di portiere a Empoli all’età di 35 anni, ndr)». Un duro j’accuse, quello di Negrisolo, che va giù duro: «Tutti questi stranieri che arrivano costano poco, però all’estero li fanno giocare, vedi Carrizo, Ochoa in Messico e lo stesso Muslera che qui però fa figuracce perchè non sa nemmeno le misure dell’area di rigore e il suo procuratore Fonseca dovrebbe chiedere scusa a tutti i tifosi laziali. Vengono da noi, sembrano più esperti e invece tolgono spazio ai nostri. Un esempio: il romanista Curci è più forte del brasiliano Doni e, a Manchester, l’ha dimostrato». Quanto alle cause tecniche: «I palloni non sono più di cuoio e sono meno resistenti all’aria. Poi è quasi vietato uscire perchè l’attaccante fa il furbo, inganna e va sempre giù e c’è il rigore anche quando non dovrebbe esserci». Poi un’altra accusa alle nostre società: «Ci sono tanti giovani in B e C, penso a Viviano e Squizzi, che vengono ignorati per il gusto del nome esotico. Ma bisogna allenarli e farli giocare, bisogna avere coraggio e credere in loro anche se commettono errori».
Il preparatore dei laziali, Adalberto Grigioni è altrettanto drastico: «Una volta non c’erano preparatori, ora siamo in tanti e tutti validi. Ho visto come lavorano in Inghilterra e in Spagna, la nostra scuola è all’avanguardia. La preparazione è cambiata molto: una volta non si giocava con i piedi, poi con la zona abbiamo dovuto ricominciare da capo e abituarli a calciare e in uscita a tuffarsi per la presa sul pallone. Quando ero alla Ternana lavoravo con palloni di diverse dimensioni e pesi. Quanto agli stranieri, il mercato globale ha la sua influenza, ma soprattutto non si cura più l’addestramento nei settori giovanili. Si vuole tutto e subito e non c’è la pazienza di aspettare. Tra i giovanissimi la colpa è sempre del portiere quando si perde e in tanti allora cercano fortuna in altri ruoli. Gli stranieri hanno più doti riflessive e da loro si lavora sul mantenimento delle doti naturali; i nostri hanno più intuito». Ma guardandosi alle spalle, scopre un buco nero: «In B e C ci sono meno spettatori e psicologicamente i portieri ne risentono. Appena c’è un giovane buono, trova spazio, come è stato il caso di Consigli da San Benedetto a Rimini, poi non ha fatto prestazioni di assoluto livello ed è stato messo da parte. All’estero invece puntano sui giovani, fatta una scelta vanno comunque avanti».
Anche Adriano Bonaiuti, preparatore dei portieri romanisti, ha le idee molto chiare: «È cambiato il modo di parare: ai miei tempi si stava molto dentro i pali, ora invece devi stare più alto e saper giocare anche con i piedi perché è cambiata la tattica con la zona e ora i palloni sono più difficili da parare. L’occhio deve essere allenato a tutte le evenienze». Ma Bonaiuti attacca la televisione: «I bambini guardano i grandi campioni e tendono a emularli e a giocare più avanti piuttosto che in porta. Noi siamo i migliori, abbiamo Buffon che è il più bravo al mondo, ma manca il materiale umano. E pensare che prima avevamo 10-12 portieri nostrani di grande livello, ora non più. Il Brasile ha un bacino enorme, una base molto ampia e una maggiore percentuale di bambìini che fanno il portiere. E, in futuro, arriveranno anche portieri dall’Africa. E poi gli stranieri, rispetto ai nostri, non subiscono la pressione mediatica. Le regole? I giocatori vanno diretti sul portiere perché sanno che vengono premiati e non li saltano più. Uscire è un fatto istintivo, non è giusto che vengano penalizzati così».
«Sono cambiati i tempi, le papere erano meno evidenziate, ora i media impazzano, e l’errore è anche preso di mira nelle varie trasmissioni comiche», afferma Rino Gandini, preparatore dei numeri uno del Torino. «È cambiato anche il materiale dei palloni che adesso hanno aumentato la velocità di almeno 50 chilometri e si pesca all’estero dove i portieri sono meno condizionati dai giornali e dalle tv. Ai nostri invece si chiedono subito i risultati, i miracoli: assurdo. Ma i portieri ora hanno le mani legate con le nuove regole e non possono più uscire.

I giovani in casa nostra ci sono: i vari Viviano, Padelli e il senegalese del Toro, Gomis, ma devono avere il diritto di sbagliare e poter continuare in assoluta tranquillità senza condizionamenti esterni. Un esempio per tutti: il romanista Curci, è il migliore ma è costretto a stare in panchina».

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