da Parigi
Il settimanale parigino Le Journal du Dimanche aveva una sola preoccupazione nel rendere noti ieri i risultati di un sondaggio letteralmente trionfale per Nicolas Sarkozy: quella di passare per un foglio politicamente schierato a favore del presidente della Repubblica. Così l'esito dell'indagine demoscopica è stato prudentemente accompagnato da una vignetta firmata da Wolinski, il disegnatore «storico» del quotidiano comunista L'Humanité. Vi si vede un docile Sarkozy approvare Bush, che gli dice: «I poveri fanno pena, gli intellettuali sono detestabili, solo i ricchi sono frequentabili». È la solita opinione di una certa sinistra francese, ideologizzata e un po trinariciuta, a proposito del nuovo inquilino dell'Eliseo. Un'opinione smantellata pezzo per pezzo dal sondaggio che il Journal du Dimanche pubblica a fianco della vignetta e che è stato realizzato in occasione dei tre mesi di potere sarkozysta.
La popolarità di Sarkozy viaggia su livelli record per un capo dello Stato della V Repubblica a quasi cento giorni dalla sua elezione: due cittadini su tre continuano a sostenere l'operato dell'Eliseo. Secondo il sondaggio il 64 per cento dei francesi (contro un risicato 36 per cento) approva «il modo di governare» di Sarkozy. È significativo il fatto che quasi la metà degli elettori socialisti, il 47 per cento, si esprima favorevolmente sul leader del centrodestra. Analizzando una per una le principali riforme volute da Sarkozy, e oggi in corso d'attuazione, un elemento emerge con assoluta evidenza: il plebiscito dei francesi a favore della sua scommessa sul taglio delle tasse. Addirittura l'87 per cento dei francesi si dicono favorevoli all'idea di poter dedurre stabilmente dalla dichiarazione dei redditi una parte di ciò che si spende per gli interessi relativi all'acquisto della prima casa. Questa stessa misura, insieme alle altre del «pacchetto per la riduzione fiscale», caro al nuovo presidente, è stata appena approvata dall'Assemblea nazionale malgrado le aspre critiche dei deputati socialisti e comunisti.
Al secondo posto nella «hit parade» delle riforme sarkozyste c'è l'altro simbolo della nuova politica francese: il rigore nel far rispettare le leggi. Ben l'84 per cento dei cugini d'Oltralpe è favorevole alla decisione dell'Eliseo di far comunque scontare ai recidivi una pena minima di prigione, indipendentemente dal gioco delle attenuanti, delle amnistie e sul bisogno di evitare il sovraffollamento carcerario. La signora Rachida Dati, che fu portavoce di Sarkozy in campagna elettorale e che è oggi ministra Guardasigilli, provvederà nelle prossime settimane a concretizzare l'insieme del «pacchetto giustizia» di Sarkozy, compresa appunto la legge secondo cui alcune pene minime dovranno comunque essere scontate: i francesi sono stati negativamente colpiti da una serie di scarcerazioni facili di detenuti che, appena tornate liberi, sono tornati a delinquere. Adesso l'opinione pubblica esige rigore e il sondaggio di ieri lo dimostra in modo inequivocabile.
Cosa ancor più significativa, sono ben 72 su cento i francesi a sostenere il capo dello Stato a proposito della sua riforma più contestata dai sindacati e dai partiti di sinistra: la creazione per legge di un sistema che regolamenta il diritto di sciopero nel settore dei trasporti pubblici. D'ora in poi ogni astensione dal lavoro nelle ferrovie e nelle metropolitane dovrà essere accompagnata da un piano per la creazione di un «servizio minimo», destinato a limitare i danni alla collettività. Inoltre gli scioperi potranno essere prolungati solo attraverso un voto a scrutinio segreto.
La sola riforma sarkozysta a non essere approvata dall'opinione pubblica è quella già decisa ben prima che Sarkozy entrasse all'Eliseo: la limitazione del turn-over nel settore del pubblico impiego.
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