Un viaggio a cavallo del tempo e dello spazio, tra le righe di un capolavoro, per dimostrare che la sua attualità non è mai venuta meno. Così si potrebbe riassumare la rilettura, diciamo pure la rivisitazione, de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni da parte della compagnia Quelli di Grock. Questo matrimonio non s'ha da fare, nella riduzione e adattamento di Valeria Cavalli, approdato in prima nazionale sul palcoscenico del Teatro Leonardo, dove resterà in cartellone ancora per oggi, per la regia di Claudio Intropido e della stessa Cavalli.
«Abbiamo evitato accuratamente la filologia da sceneggiato televisivo - spiega Valeria Cavalli - perché volevamo dare al romanzo una dinamicità teatrale. Ciò che ci interessava era porre in risalto il contrasto fra le classi sociali, ognuna con interessi, valori e principi radicalmente diversi, se non opposti. Quella che emerge è una società governata dall'arbitrio». Non ci vuol molto a identificare, in questa rappresentazione, molti segni e cicatrici del nostro vivere contemporaneo. Anche la pietas, tema fondante dell'opera manzoniana, si colora di diverse sfumature: «La nostra - spiega ancora la regista - è una pietas più laica, meno caratterizzata in chiave cattolica di quella del Manzoni. La rivistazione passa anche sui personaggi: abbiamo sottolineato con tratto più netto i personaggi principali, trascurando quelli minori, questo per dare ritmo e fluidità alla vicenda stessa». Infine, ultimo e particolare tocco, l'annullamento di precisi confini storici alla storia: evapora quindi la Lombardia del Seicento, e appare un mondo imprecisato, contemporaneo, forse, solo forse, italiano. «È un tempo universale - spiega Valeria Cavalli - un tempo che forse non esiste compiutamente ora, e che forse arriverà». Ma si può maneggiare con tale libertà un'opera come I Promessi Sposi? Non è un rischio immergere nel fiume della modernità quel testo già «risciacquato in Arno»? Quelli di Grock si difendono sempre attraverso la voce della Cavalli: «Non c'è stato alcun intento di snaturare la storia, solo quello di riambientarla per renderla adatta al gioco teatrale, che ne esalta i chiaroscuri e le dicotomie». Forse, utile da riscoprire sotto un altro punto di vista.
«I Promessi Sposi - conclude Valeria Cavalli - sono ritenuti un libro da studiare sui banchi di scuola. Presto si trasforma in un ricordo opaco, da relegare in un angolo della libreria di casa.
I Promessi Sposi non sono più in Lombardia
Quelli di Grock rivisitano il romanzo di Manzoni e lo catapultano in un mondo e tempo imprecisato. In prima nazionale ancora oggi al teatro Leonardo
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