«Riviera Barocca - pittura e Scultura Lignea nelle Chiese Liguri» (Microart's, Recco), libro nato in seno all'Unitre di Arenzano Cogoleto, non è solo elegante strenna; fa crescere nella considerazione di chi lo riceve chi lo ha regalato, è anche regalo da fare a se stesso per chi ama la Liguria. Concepito per Genova 2004 Capitale Europea della Cultura, edito qualche anno dopo, per la defezione di un'Istituzione che doveva acquisirne mille copie e ne prese cinquecento, è disponibile, ma in esaurimento e tanto più numerose sono le richieste, tanto prima si arriva alla ristampa: è un augurio personale per un'opera da me ricevuta in regalo questo Natale, che mi sembra «necessaria» per le seguenti ragioni.
Permette localizzazione, accessibilità e identificazione per ciò che di artistico seppur meno noto si trova nelle nostre chiese liguri. I comuni scandagliati sono 46, 200 le pitture e sculture esaminate, da cui escluse quelle d'autore non certo. Ne sono nate 116 schede con suggestive foto, talvolta mai pubblicate prima.
Diciassette gli autori delle schede, indicati dalle diverse Unitre (Università delle Tre Età) tra i propri docenti; in particolare l'Unitre di Arenzano Cogoleto, presidente Maria Cesari Berlingeri, ha condotto e attuato il progetto con nove Soci. Nell'introduzione Nicola Rossi ricorda che le schede ci danno «autore, titolo, valore artistico, considerazioni storiche, elementi significativi di bibliografia».
I comuni spaziano da Ventimiglia a Lerici e non manca lo scandaglio, attento, dei vari cunei costituiti dalle vallate con i centri di Busalla, Savignone, ecc. Il tratto che più conquista? La dottrina è sicura ma non se ne sente il peso.
La prima scheda riguarda l'Assunzione della Vergine di Giovanni Carlone (Cattedrale dell'Assunta di Ventimiglia). In essa una piccola digressione ci parla delle occasioni di culto riservate a Maria nella Chiesa Cattolica inclusa la nascita, un onore riservato a pochi, tra cui il Battista.
Il secondo quadro, ancora a Ventimiglia, è nella Chiesa di Sant'Agostino: Tobiolo e l'Angelo di Giovanni Andrea De Ferrari, il momento in cui il ragazzo sta aprendo il pesce.
Poi in un crescendo, casuale perché dovuto alla collocazione ma d'intensità emotiva, ammiriamo ritratti di "grandi vecchi" dal Sant'Antonio Abate (Giuseppe Vermiglio) custodito in Dolceacqua al sacerdote nella Comunione della Maddalena (Orazio De Ferrari), nel sanremese Battistero di S. Giovanni. Quindi, prima scultura lignea, l'intenso Cristo del Maragliano della cattedrale di San Siro, sempre a San Remo.
Splendida, in copertina, la Danza di Salomé del Carlone (Chiavari, Chiesa di S. Giovanni Battista), accesa di rossi che polarizzano lo sguardo.
In prefazione l'assessore Fabio Morchio segnala il libro come strumento di studio e testimonianza del patrimonio artistico ispirato dalla religione, accolto in chiese santuari oratori conventi, capillarmente innervati al territorio.
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