I quattro errori del prof Sartori

Sandro Bondi*

Sartori è un grande. Non c'è dubbio. Temerario fino al ridicolo. Risulta imbarazzante, a questo punto, la sua reiterata filippica anti-legge 40, con i soliti argomenti, se così vogliamo benevolmente dire, con la solita spocchia, con i soliti errori logici. A questo punto, dopo molte puntate di questo zibaldone degli errori, possiamo anche divertirci a produrne una sequenza logica, con le dovute correzioni analitiche e logiche. Facciamo riferimento all’editoriale intitolato L'embrione e la persona, pubblicato ieri sul Corriere della Sera.
Primo errore. La legge 40, osserva Sartori, afferma che l'embrione è già vita umana e questo, a suo dire, non è contestabile, visto che anche lo scimpanzé, dal punto di vista biologico, è vita, è infatti quasi eguale all'uomo, esattamente per il 99,5%. Perché allora non tutelare anche lo scimpanzé? Risposta. Intanto, la legge 40 non afferma meramente che l'embrione è vita umana, ma riconosce la qualità di essere umano al figlio dell'uomo e della donna fin dal momento della fecondazione e, con ciò, applica anche a lui il principio di eguaglianza o di non discriminazione, sancito e ribadito dall'intera legislazione europea in materia. Dunque, sulla base di questa esatta interpretazione del primo articolo della legge 40, viene meno il legame logico con lo scimpanzé, che, pur essendo biologicamente simile all'uomo, non lo è. E non bisogna essere credenti per saperlo! Con buona pace di Sartori, l'uomo, anche per la cultura laica più pura e dura, è almeno un «essere sociale», comunque qualcosa di più e di altro di un affastellato di elementi biologici. Sartori cita maldestramente Locke, strumentalizzando la categoria di «coscienza», dimenticando di avvertire il lettore che gli studi più avanzati di neurobiologia hanno «dimostrato che la coscienza ha una dinamica temporale interna evolutiva e che molti esperimenti hanno acclarato che un uomo può addirittura perdere la coscienza, anche cadendo in uno stato di sonno cerebrale e purtuttavia rimanere uomo.
Secondo errore. E qui siamo a un «classico» di Sartori, l'insigne professore non ce la fa proprio a non ostentare una pseudo-cultura teologica che davvero non ha. Afferma: la Chiesa, durante questo dibattito sulla legge 40, ha dimenticato l'anima e, con essa, tutta la teologia di Tommaso d'Aquino, per mettersi nelle mani della biologia. Da ciò deriverebbe un marchiano errore, continua agguerrito: l'assimilazione di un futuro fisico e logico, l’embrione, a un presente. L'embrione sarà una persona, ma ancora non lo è. Risposta. Sull'Aquinate, Sartori non ne azzecca una, ho già avuto modo di farglielo notare. La teologia di Tommaso d'Aquino non è, per la Chiesa, autorevole su tutto, anche su ciò che esorbita dal contesto storico-culturale del XIII secolo. Ogni valutazione in merito ad argomenti specifici abbisogna di contestualizzazione. L'Aquinate parla di anima e di sviluppo dell'anima e di ingresso di varie forme di anima nel corpo, presupponendo le conoscenze scientifiche del suo tempo, sostanziate da Aristotele che concepiva da un lato una morphè, una forma fisica del corpo, dall'altro un’entelècheia, una finalità della vita immanente a questo corpo, e tutto ciò secondo sequenze temporali desunte dagli studi del tempo.
E allora? Vuol dire forse che l'Aquinate deve essere il biologo e lo scienziato teologo della Chiesa anche dopo che la scienza è andata avanti, pur permanendo la tradizione teologica della Chiesa? E che argomento è questo? Non certo da sostenitore del progresso scientifico. L'ermeneutica della Chiesa in bioetica rispecchia le conoscenze biologiche del nostro tempo, proprio perché in ballo qui non è la dottrina e la fede, ma la ragione, la vita e la libertà.
Terzo errore logico-storico. Qui Sartori dà il meglio di sé, esibendosi in un paralogismo superlativo, a base di demografia rimasticata e mal digerita. Sartori dice: non è mica vero che l'embrione sia il più debole, anzi oggi possiamo verificare che «gli embrioni non se la stanno cavando tanto male». Sentite qua che roba: «I testi di demografia di quando nascevo prevedevano per il 2000 una popolazione di 2 miliardi; invece siamo addirittura più di 6 miliardi e si prevede che saliremo fino a 9». Però, che raffinatezza analitica! Sartori ancora oggi, nel 2005, riedita Malthus ma in realtà secondo la vulgata maltusiana perché il vero Malthus pone una questione che è legata non tanto all'incremento della popolazione in rapporto ai mezzi economici, ma al nesso tra popolazione e uso delle risorse produttive. Il quadro cambia e non consente approssimazioni pseudo-scientifiche rozze come quelle avanzate da Sartori, e per giunta al fine di giustificare razionalmente un tema del tutto distante, come il numero degli embrioni.
Ultimo errore logico-propagandistico. Che la legge 40 non soltanto non tuteli la donna, ma che anzi apra le porte all'abolizione della legge 194 sull'aborto, con il ritorno delle «mammane» è affermazione di tale rozzezza che non merita risposta. Basti a Sartori la storia precedente in materia di fecondazione assistita prima della legge 40, per rendersi conto che oggi è certamente meglio della situazione precedente.

E soprattutto che converrebbe sperimentare la nuova legge e, successivamente valutarne i risultati ed eventualmente procedere a miglioramenti e correzioni.
* Coordinatore di Forza Italia

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