«I reality show vanno alla deriva e il pubblico ama le storie estreme»

RomaSarà per quel neo birichino sulla guancia sinistra, sarà per quelle labbra carnose che lei giudica «troppo grandi» (sic), sarà per il colore della pelle da sigaro cubano (peraltro paese d’origine familiare), sarà... Fatto sta che Eva Mendes, occhi nocciola dalle lunghe ciglia, è un concentrato di sensualità che inonda, spesso e volentieri, il grande schermo e che trova nelle fantomatiche classifiche di gradimento la sua consacrazione, come quella recentissima del magazine maschile AskMen.com che con dieci milioni di voti l’ha incoronata al primo posto tra le 100 donne più desiderabili del pianeta. Ma lei non si cura di loro più di tanto, guarda, passa e si limita a dire: «Grazie ragazzi!».
Perché Eva Mendes, nata a Miami ma cresciuta a Los Angeles, non è la classica bellona di turno ma una dura con il sex appeal («Non credo ai rimpianti, al rammarico e agli errori») che, nonostante sia stata al fianco di Denzel Washington in Training Day, di Will Smith in Hitch, di Nicolas Cage in Ghost Rider e abbia fatto fuori tutti e 15 i mariti in The Spirit, per lavorare nella Hollywood che conta si rimbocca le maniche e produce i film in cui crede.
È il caso di Live! Ascolti record al primo colpo scritto e diretto da Bill Guttentag in uscita da noi il 6 marzo (il giorno prima la diva compirà 35 anni) mentre negli Stati Uniti, dopo una proiezione due anni fa al Tribeca Film Festival, non vedrà mai probabilmente la luce complice il famigerato divieto «R» rivolto ai minori di 17 anni non accompagnati. Live! è un mockumentary, un falso documentario, in cui la bella Eva, venuta a Roma per promuovere il film (domenica sarà da Simona Ventura anche se ammette di non sapere proprio chi sia), interpreta una spietata dirigente televisiva americana che s’inventa il reality di maggior successo della storia: sei concorrenti, 5 milioni di dollari, un solo proiettile. È la roulette russa, uno muore in diretta e gli altri partecipanti si beccano un milione di dollari a testa. Fantareality? Ancora sì. Ma che la morte entri, magari non dalla porta ma dalla finestra degli show televisivi, è una realtà, come nella vicenda della star del Grande Fratello inglese, ora malata di cancro, che ha celebrato il matrimonio in diretta tv prima della fine, «forse davanti alle telecamere».
Arriveremo a questo?
«Credo che in qualche parte del mondo ci sia un dirigente televisivo che sta pensando a qualcosa del genere. Il fatto è che, dal Colosseo fino alle folle parigine che andavano a vedere la ghigliottina, gli uomini sono sempre stati affascinati dalla morte».
Perché un film sulla tv?
«Innanzitutto questo ruolo è stato scritto per un uomo. Per noi donne non è sempre facile trovare i personaggi e così mi ci sono buttata. E poi mi sono stufata dei soliti blockbuster, questo film l’ho anche prodotto perché induce a molte riflessioni».
Che gli Stati Uniti non vogliono fare, lì ancora non è uscito...
«È un paradosso. Ci sono programmi disgustosi come The Jerry Springer Show che da vent’anni mette in piazza i tradimenti dei partecipanti fingendo di preoccuparsene. Il problema è che l’America per certe cose è puritana. Quando ho fatto la pubblicità di Calvin Klein è stata censurata perché si vedeva un solo seno».
Pensa che qualcuno può avere da ridire su questo film, la Chiesa ad esempio?
«Guardi, lasciamo perdere il Vaticano perché l’Italia è uno dei miei Paesi preferiti e non vorrei avere problemi nel tornarci. Ciò che mi interessa è aprire la mente dello spettatore su un certo tema. È per questo che faccio cinema».
Come sceglie i ruoli?
«Sicuramente non perché devono essere particolarmente sexy, altrimenti metterei un’etichetta sul mio personaggio. Mi piace attingere a tutta la mia esperienza per interpretazioni a tutto tondo. Ad esempio la protagonista di Live! sa essere divertente anche nella sua filosofia sfrenata ed estrema».


Intanto la vedremo nel remake de «Il cattivo tenente» diretta da Wernor Herzog e di nuovo al fianco di Nicolas Cage...
«Herzog è un genio, sono felice di aver lavorato con lui. Se mi volesse in un altro film come comparsa gli direi subito di sì».

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