I ribelli del Real mettono Mou spalle al muro

C'è il Madrid Real e un altro Madrid poco regale ma molto realistico. È quello in guerra contro Mourinho, è la rivoluzione di gennaio degli spagnoli che si ribellano al, anzi "ai" portoghesi. Lo rivela «Marca», il quotidiano molto vicino alle vicende madridiste. Lo spogliatoio non accetta più la versione di Mou, la sconfitta, l'ennesima, contro il Barcellona, è stato il segnale che ha acceso la contesa. «Dove eri sul gol di Pujol?» ha chiesto Mourinho a Sergio Ramos: «Pujol e Piquè si stavano scambiando la posizione e allora abbiamo deciso di adattare le marcature» ha replicato lo spagnolo: «Pensi di metterti a fare tu l'allenatore?» ha replicato Mou e il difensore campione d'Europa e del Mondo non aspettava altro: «Lei non ha mai messo un calzoncino da professionista, perché parla?». Xabi Alonso è intervenuto per conciliare ma Casillas era sulla stessa linea di Ramos e Mourihno ha fatto la vittima: «Voi cercate la protezione della stampa e lasciate che i giornalisti mi uccidano nelle conferenze e nella zona mista. Sono io che metto la faccia». «Guardi che è questo il suo dovere e poi dovrebbe credere a quello che ascolta con le sue orecchie da noi, direttamente e non quello che legge sui giornali».
Mourinho è un uomo solo al comando, una grande fetta dello spogliatoio, quello "spagnolo" non sopporta che l'allenatore protegga puntualmente il clan portoghese, Pepe, per ultimo dopo il pestone volgare a Messi, e Carvalho mandato in campo nel "clasico" dopo quattro mesi di assenza per infortunio.
Il gruppo spagnolo rimprovera Mourinho di una tattica difensiva: «Contro il Barcellona, per la seconda volta siamo passati in vantaggio e per la seconda volta ci siamo messi in difesa. E poi Altintop sulla fascia di destra a controllare inutilmente Iniesta è stato un errore incredibile. Così il Real Madrid non gioca e non ha mai giocato».
La tesi perfida riferisce che Mourinho avrebbe schierato il turco, che è un buon centrocampista, apposta a terzino destro perché la società non gli ha comprato un elemento da lui richiesto in questo ruolo e così per il centrale difensivo. La posizione di Mourinho, comunque, non si discute. Il portoghese è la sfida di Florentino Perez, il presidente, che se dovesse cedere su questo argomento sarebbe costretto, paradossalmente ma non del tutto, a rimettere il mandato. Perez non è soddisfatto del comportamento dei suoi giocatori, l'immagine del Real è macchiata da un football aggressivo e violento, gli episodi del dito di Mourinho infilato nell'occhio di Villanova, vice di Guardiola, il pestone di Pepe, sono stati episodi sgradevoli e non graditi ma Mourinho puà esibire il primato in classifica, la qualificazione in Champions, fatti e non parole. Ma la sconfitta amarissima, segnata anche sul piano del gioco, con i campioni del mondo di Barcellona non è stata accettata dal popolo delle "merengues" che chiede di mandare a casa «il ricco e arrogante portoghese e la sua orchestra». Questa sarebbe composta da Mendes, che è l'agente personale di Mourinho ma il vero padrone del mercato del Real: l'acquisto di Coentrao dal Benfica, in cambio di 30 milioni, fa ricordare quello di Quaresma all'Inter per la stessa cifra e con una interessante commissione per l'agente, così come per l'arrivo di Carvalho, già preso, dalla stessa accoppiata, al Chelsea insieme con Paulo Ferreira e Thiago (un tentativo respinto da Moratti quando Mourinho chiese di ingaggiare Carvalho e Deco, altri due portoghesi di scuderia Mendes, ma il presidente optò saggiamente per Lucio e Schnejder).
Mourinho prepara comunque la valigia.

Ha voglia di tornare in Inghilterra, per un portoghese la vita da special one in terra spagnola è praticamente impossibile. Soprattutto se pensa di opporsi ai campioni del mondo che meglio conoscono la vera, grande storia del Real.

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