I rom sono tornati a casa: il viaggio lo paga il Comune

Una quarantina di nomadi «riaccompagnati» in Romania su proposta del sindaco Pd di Pisa: donati fino 1.500 euro a famiglia con la promessa di non tornare in città «entro un anno almeno»

Un buon ritorno a casa, con gli auguri (e il portafoglio) dell'amministrazione comunale di Pisa. Una quarantina di rom delle baraccopoli alla periferia del capoluogo toscano hanno accettato la proposta del sindaco, il democratico Marco Filippeschi. Si scrive «rimpatrio volontario», si legge «ai soldi ci pensiamo noi purché ve ne andiate via di qui».
La soluzione al problema nomadi è costata alle casse cittadine circa 30mila euro, un assegno da 500 a 1.500 euro per famiglia a seconda nel numero di componenti da rimpatriare, operazione portata a termine «pacificamente» con il consorzio pubblico (costituito da Comuni e Asl) Società della Salute di Pisa.
Sono partiti nel tardo pomeriggio di ieri su un bus della Croce Rossa, i quaranta rom abusivi, e sono sbarcati a Craiova questa mattina. Intanto vigili urbani, polizia e carabinieri mettevano i sigilli e subito procedevano a smantellare le loro (ormai ex) baracche, precisamente in via Aurelia Nord e nell'area dietro l'ospedale di Cisanello. Alcuni degli irregolari, tuttavia, sono rimasti in città: loro stessi hanno provveduto a smontare le costruzioni di legno e lamiera. Con tutta probabilità, stanno «edificando» il loro quartiere altrove, magari non molto distante. Per la serie no grazie, restiamo in Italia: tenetevi la vostra elemosina.
Il progetto, presentato come fiore all'occhiello dalla giunta di centrosinistra e che ha destato molte polemiche per ragioni strategiche e di opportunità politica, prevede che le famiglie interessate dagli aiuti non richiedano alcuna ulteriore assistenza sociale oltre quella strettamente necessaria al viaggio in Romania. Clausole fondamentali espressamente indicate, quelle di «cessare anche per il futuro ogni forma di presenza non autorizzata (campeggio, attendamento, baracche, roulotte e camper) nel territorio della zona pisana e a non emigrare nuovamente in Italia per almeno un anno» da ora.

Insomma, un patto ad orologeria (per inciso, a giugno si vota in Provincia). Nella speranza che venga rispettato, naturalmente. «Prendi i soldi e scappa». E non tornare più, si augurano in cuor loro gli amministratori della rossa e molto democratica città della Torre pendente.

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