«I romeni? Sono dei fannulloni» Bufera sul vice della Merkel

Il numero due della Cdu, il partito cristianodemocratico della Cancelliera Angela Merkel, dà per due volte dei fannulloni ai romeni e tanto basta per infiammare la campagna elettorale (in Germania si vota il 27 settembre) e scatenare le proteste della sinistra. Che chiede alla Merkel la testa di Jürgen Rüttgers, o per meglio dire la sua degradazione.
Il candidato socialdemocratico alla Cancelleria Frank-Walter Steinmeier ha pronunciato una severa condanna, mentre secondo la dirigente dei verdi Renate Künast, Rüttgers avrebbe fatto sfoggio di «puro razzismo», e sarebbe anche recidivo: in passato, ricorda indignata l’erede di Joschka Fischer al vertice del partito ecologista, il vice-leader della Cdu si era distinto per aver coniato lo slogan Kinder statt Inder, che in tedesco significa «bambini invece che indiani». Un invito a fare più figli (e magari farli studiare) piuttosto che a favorire l’immigrazione in Germania di laureati indiani in materie scientifiche, anche questo considerato null’altro che una dimostrazione di intolleranza razziale.
Ma il doppio episodio che ha scatenato l’interessata denuncia della sinistra tedesca (il partito socialdemocratico ha perfino messo su internet il “filmato della vergogna”) è un altro. Rüttgers, che è anche il capo del governo regionale del Nord-Reno Vestfalia, il più popoloso e industrializzato della Germania, ha tenuto nei giorni scorsi degli accesi comizi nelle città di Duisburg e di Münster. In entrambi i casi ha parlato di una questione che sta molto a cuore ai residenti della regione: la chiusura dello stabilimento di Bochum della Nokia, la compagnia finlandese produttrice di telefoni cellulari. Il numero due della Cdu tedesca ha usato nell’occasione un frasario politicamente scorretto, ma certamente apprezzato dall’uditorio locale: «In Romania non stanno dietro alla produzione come si deve - ha detto Rüttgers -. In Romania i lavoratori non si comportano come i nostri dipendenti sono abituati a fare qui nel Nord-Reno Vestfalia, dove si arriva in fabbrica alle sette del mattino e si rimane fino a lavoro finito, facendo gli straordinari se necessario. Loro arrivano quando ne hanno voglia, e se ne vanno quando ne hanno voglia. E perciò i telefonini non vengono più fatti bene».
Parole dure e di sapore populista, tipiche dello stile delle campagne elettorali della Cdu, un partito che - un po’ come faceva un tempo la Dc nostrana - è abituato a mietere voti a destra per spenderli al centro, battendo la concorrenza di movimenti estremisti che la storia tedesca contribuisce fortunatamente a relegare ai margini della politica. Ma naturalmente la sinistra fa il suo mestiere, soffiando sul fuoco della polemica e agitando i fantasmi del razzismo.
Così, dopo che un video del comizio di Münster era finito su internet per iniziativa dei socialdemocratici, Rüttgers era stato costretto a scusarsi. Steinmeier, che nel governo di “grande coalizione” tra Cdu e Spd occupa la poltrona di ministro degli Esteri, torna ora ad accusare il vice della leader del suo stesso governo (questi gli scherzi che combina la politica) di essere «un uomo che divide», fornendo «acqua al mulino degli estremisti». È una vergogna, tuona il candidato cancelliere della Spd, che il presidente di un governo regionale tedesco offenda i romeni e si prenda gioco dei cinesi (pare che sia successo anche questo). E la verde Künast va oltre, rivolgendosi direttamente ad Angela Merkel perché «tragga le conseguenze in modo rapido e inequivocabile»: ovvero perché provveda a degradare ingloriosamente Rüttgers.


È chiaro che si tratta di tipiche provocazioni da campagna elettorale, e che la Merkel si guarderà bene dal fare una simile sciocchezza autolesionistica. Ma verdi e rossi bisogna capirli: a venti giorni dalle elezioni combattono contro sondaggi impietosi, che indicano l’annunciata alleanza tra la Cdu e i liberali al 52 per cento delle preferenze degli elettori tedeschi.

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