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I sauditi accusati di trattare male le colf

Una campagna pubblicitaria privata chiede agli abitanti del regno di usare compassione verso i collaboratori domestici. I giornali locali parlano di abusi e sevizie

È un video di un minuto in onda sui principali canali satellitari del Golfo: un uomo d’affari urla alla propria colf, rifiutandosi di pagarla e non le concede il tempo di andare a trovare la figlia ricoverata in ospedale. Termina con una frase in sovraimpressione sull’immagine dell’uomo chino a pregare: «A colui che non è compassionevole non sarà accordata compassione».

Il video, assieme a una serie di immagini pubblicate sui maggiori quotidiani dell’Arabia Saudita, fa parte di una campagna privata che mira a spingere gli abitanti del regno a trattare con umanità i propri collaboratori domestici, insistendo sul fatto che la religione, l’islam, vuole così perché il nome di Allah è anche il Compassionevole, colui che garantisce compassione a chi ne ha dimostrata ad altri. 

Le pubblicità-progresso della campagna, intitolata proprio «Compassione» sono schiettamente e volutamente provocatorie e piuttosto dure: una colf indiana è china su una ciotola di cibo per cani, e sul lato spunta una bella e scintillante scarpa a punta della padrona. «Non mi privare della mia umanità», recita la scritta. In un’altra immagine, una donna seduta nel retro di un’automobile tiene il proprio autista pakistano al morso. L’agenzia FullStop, di Jeddah, che si è occupata del progetto, ha ricevuto per farlo 100mila dollari da un provato cittadino. Che vuole mantenere l’anonimato. I video vanno in onda su canali satellitari arabi come Mbc, Al Arabiy, Rotana (tra l’altro di proprietà di un membro della famiglia reale, il principe Al Waleed Bin Talal); la maggior parte dei giornali, tranne il quotidiano governativo, sta pubblicando le immagine.

Il trattamento dei collaboratori domestici nei Paesi del Golfo è un argomento assai controverso. Dal 2005, da quando il regno saudita è guidato dal sovrano Abdullah e la libertà di stampa è un po’ migliorata, i giornali quotidianamente si occupano della questione, riportando storie agghiaccianti di abusi su colf e assistenti. Parlano si violenze, sevizie e a volte di omicidi. Un diplomatico filippino ha recentemente dichiarato al Washington Post, chiedendo di rimanere anonimo, che sono decine le donne filippine che ogni giorno arrivano al consolato di Riad e si lamentano di non aver ricevuto lo stipendio. Su una popolazione di quasi 28 milioni, tra i 6 e gli 8 milioni di abitanti in Arabia Saudita sono lavoratori in arrivo soprattutto da Paesi asiatici: Filippine, Bangladesh, Pakistan, Nepal.

A giugno, l’organizzazione internazionale per i diritti umani Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto sul trattamento dei collaboratori domestici nel Golfo: «Come se non fossi umano», era il titolo del documento che parla di seri abusi e si «condizioni da schiavitù».  

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