I signori del gioco d’azzardo calano l’asso: boom di circoli con slot machine e poker

Richieste puntualmente rispedite al mittente. Su slot machine e videopoker continua a pesare la censura dai parlamentini di zona che continuano di fatto a negare l’autorizzazione per l’apertura di nuove sale giochi: circa 60 le richieste di autorizzazione pervenute in Comune solo nel 2008, la maggior parte delle quali bocciate. Un fenomeno consolidato nei Consigli di zona che certo rallenta e in alcuni casi blocca la procedura di apertura di questi esercizi commerciali, ma che non frena l’intraprendenza di chi ha intravisto nella pratica del gioco un nuovo business da far fruttare.
Nel capoluogo meneghino continua, infatti, a salire il numero dei giocatori e, paradossalmente, a fare da volano alla voglia di scommettere e sfidare la sorte è proprio la mancanza di certezze economiche: «Con la crisi si gioca di più - dichiara Matteo Barazzetti, amministratore e socio del circolo virtuale dei giocatori di poker a Milano - nell’ultimo anno abbiamo raddoppiato il numero di iscritti e raggiunto la quota di 10mila tesserati».
Una domanda crescente di gioco che non lascia indifferenti e che ha spinto coloro che si sono visti negare l’apertura per una sala giochi ad aggirare l’ostacolo ripiegando sul circolo privato: non necessita di autorizzazione, consente l’installazione di slot machine, anche se in numero inferiore alla sala giochi, e soprattutto all’interno si possono organizzare tornei di poker sportivo. È il poker, infatti, con l’accelerazione impressa dai media, ad essersi guadagnato il podio più alto nel panorama della febbre da gioco che sta contagiando la città.
Tra Milano e provincia sono circa 25 i circoli poker di Texas Hold’em (poker a sette carte anziché cinque) nati negli ultimi tempi e riconosciuti dalla Federazione Italiana Poker o da altre associazioni. Ma non sono i soli. Su 242 circoli privati presenti a Milano in un buon 50 per cento oggi si pratica il gioco del poker. E per coloro che non fanno capo a nessuna associazione diventa molto più difficile qualsiasi tipo di controllo e verifica.
«Noi possiamo garantire solo per i nostri iscritti - afferma Massimo Antoniucci, delegato lombardo della Fondazione gioco poker - ma per gli altri non ci sono garanzie, molti potrebbero decidere di organizzare partite di poker e giocare cash». Giocare cash o meglio senza un tetto massimo di spesa per ogni giocata è illegale «è come spacciare droga», dicono gli addetti ai lavori, ma sapere dove e quando si dovesse decidere di giocare d'azzardo è pressoché impossibile. «Semplicemente perché questo tipo di gioco - spiegano dall'agenzia centrale del Monopolio di Stato - in Italia non esiste. Non è cioè riconosciuto perché non c’è regolamentazione che lo disciplini e nonostante gli interventi della guardia di Finanza rimane un circuito parallelo difficile da tenere sotto controllo e che nasconde possibili sacche di illegalità. Per questo motivo abbiamo richiesto al Ministero degli Interni di approvare al più presto un regolamento che ne disciplini la pratica». Una tendenza quella del gioco del poker che non va sottovalutata. Secondo l’identikit tracciato dalla Fith, la Federazione Italiana Texas Hold’em, che riunisce oltre cento associazioni in tutta Italia, oggi il panorama di chi gioca a carte è molto eterogeneo, unisce ragazzi di 20 anni a persone di 75 anni e i dati di diffusione del gioco sono incredibili: 70mila giocatori abituali, un bacino potenziale di 15 milioni di appassionati, 150 giocatori professionisti, 2.500 tornei all’anno (contando solo quelli di medie dimensioni).
Considerata la portata del fenomeno il Governo ha deciso d’intervenire.

È prevista, nei prossimi giorni, l'uscita di una circolare del ministero degli Interni che dovrebbe fissare una volta per tutte i parametri di gioco e il regolamento di una pratica sportiva, come il poker, pericolosamente vicina al gioco d’azzardo.

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