I sindacati attaccano Cofferati: «Ha troppi consulenti esterni»

Anche il tribunale dà torto al sindaco scarcerando tre Disobbedienti: «Denunciavano il disagio sociale»

Claudia B. Solimei

da Bologna

Si allunga a Bologna la lista di quanti criticano e non si riconoscono, soprattutto da sinistra, nel progetto «Legge e ordine» del sindaco Sergio Cofferati: l'ultimo affondo, seppur indiretto, è arrivato ieri dalle motivazioni della sentenza del Tribunale del Riesame del capoluogo emiliano con cui il giudice Libero Mancuso, lo stesso che la settimana scorsa ha inflitto cinque ergastoli ai brigatisti per l'omicidio di Marco Biagi, ha concesso una scarcerazione e due arresti domiciliari ai tre no global che avevano occupato uno spazio privato nella zona universitaria, azione finita a spintoni con i proprietari e la polizia. «Non può essere trascurato - scrive infatti il giudice - che all'origine delle proteste dei gruppi giovanili e studenteschi in questione, vi siano carenze, ritardi, insufficienze pubbliche che quelle proteste, anche se portate avanti con metodi non consentiti dall'ordinamento penale, tendono a mettere a nudo affinché vengano affrontati e ove possibile risolti». Le occupazioni, insomma, possono servire a segnalare i problemi, tesi diametralmente opposta a quella sostenuta dall'ex numero uno della Cgil che sul tema sta ingaggiando un duro scontro politico con alcuni partiti ribelli della sua maggioranza, Rifondazione comunista e i Verdi. Ma Mancuso va anche oltre, dando al sindaco una sorta di lezione indiretta di democrazia: «Escludere questi settori giovanili e studenteschi dal contesto costituzionale, negare cittadinanza democratica a quelle proteste - si legge ancora nelle motivazioni - potrebbe rappresentare un'allarmante mutilazione della dialettica democratica, politica e culturale, diretta a denunciare sempre più marcate disuguaglianze sociali ed economiche». Rigettata anche l'aggravante di eversione dell'ordinamento democratico che era stata contestata dalla Procura, il Tribunale del Riesame ha quindi fatto uscire dal carcere gli arrestati, riconoscendo di fatto la funzione sociale delle loro azioni. Fermo restando, ovviamente, che i tre accusati dovranno rispondere delle accuse di danneggiamento, violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale che ancora pendono sul loro capo. L'arresto dei no global, avvenuto a metà maggio, aveva surriscaldato il clima in città, portando anche a un corteo in cui erano stati scanditi molti slogan contro il Comune. Ora questa sentenza rinfocolerà le polemiche sul concetto di legalità su cui Cofferati ha investito la propria credibilità politica, ma che rischia di costargli, a nemmeno un anno dalla sua elezione, dei pezzi della sua maggioranza.
Un altro fronte, poi, si è riaperto ieri in città, con al centro sempre la gestione «autoritaria» del sindaco: dopo lo scontro sui tagli in busta paga di un mese fa, Cgil-Cisl-Uil sono tornati ad alzare la voce. Sul banco degli imputati, questa volta, i troppi consulenti esterni voluti dall'amministrazione, accusata ieri in un volantino di non valorizzare le risorse interne al Comune, nonostante gli impegni presi. «L'amministrazione - hanno scritto i sindacati - ha pensato bene di coprire i posti da dirigente vacanti con altrettante contratti stipulati con soggetti esterni e per tutta la durata del mandato». «Accuse generiche» le ha bollate l'assessore al Bilancio, Paola Bottoni.

Ma per verificare la preparazione dei consulenti, i confederali chiedono ora la diffusione dei loro curricula. Tra le «chiamate» ritenute meno necessarie, c'è anche quella, un po' paradossale nel municipio guidato dall'ex numero uno della Cgil, di un «esperto in relazioni sindacali» assunto a contratto.

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