I sindacati al governo: non si deve toccare la cassa integrazione

I leader di Cgil, Cisl e Uil contro il ministro Fornero e i suoi sussidi. Domani vertice sul welfare

I sindacati al governo:  non si deve toccare  la cassa integrazione

RomaVigilia difficile per il tavolo tra parti sociali e governo. Domani sindacati e associazioni datoriali incontreranno il ministro del Lavoro. La trattativa è sugli ammortizzatori sociali, tema chiave della riforma, al netto di quello, politicamente infiammabile dell’articolo 18.

Venerdì Elsa Fornero ha detto chiaramente che il governo intende rivoluzionarli nel giro di un paio di anni. Il progetto è più o meno lo stesso delineato dallo stesso ministro nel primo incontro sulla riforma: sussidio di disoccupazione generalizzato e cancellazione della cassa integrazione straordinaria, quella che usano solo le grandi imprese industriali, della distribuzione e dei trasporti.
Anche questa volta la reazione dei sindacati è stata negativa. «In una stagione difficile è prioritario mantenere gli ammortizzatori che abbiamo», ha spiegato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. E in parte è una questione di tempi. Il governo ha dato all’attuale sistema un altro anno di vita, nella speranza che la crisi si attenui. Poi qualche cambiamento ci sarà, soprattutto per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga, pagata interamente dallo Stato. Il nodo è infatti quello di come pagare un eventuale sussidio di disoccupazione, visto che il governo non ha intenzione di impegnare soldi pubblici. Il rischio è che la riforma finisca per fare aumentare il costo del lavoro o che si riducano le tutele rispetto alla cassa integrazione, ad esempio prevedendo coperture per tempi più brevi rispetto ai sussidi attualmente in vigore.

Problema ben presente ai sindacati. «Sull’ammortizzatore universale - è l’avvertimento di Camusso - serve che il governo decida quali risorse rendere disponibili altrimenti è solo una riduzione delle tutele e non un ampliamento».
Fermo sulla posizione del mese scorso anche il leader della Cisl Raffaele Bonanni: «Siamo contrari alla cancellazione della cassa straordinaria, il ministro sa che vogliamo confermare il sistema degli ammortizzatori esistenti. Vogliamo renderlo più efficiente con l’utilizzo intensivo della formazione per rendere più semplice e veloce il reimpiego. Gli strumenti esistenti vanno confermati per non allarmare in un momento di crisi le famiglie già molto preoccupate. Sicuramente Fornero si è spiegata male. La cassa integrazione straordinaria per tante famiglie è l’unico sostentamento».

Anche Luigi Angeletti, segretario della Uil, si augura che la riforma arrivi «in futuro» e che la cassa straordinaria resti almeno fino a quando la crisi non sarà passata.
La riforma dei sussidi comincia a fare breccia anche tra i politici. Giuseppe Fioroni, Pd di area popolare, ma anche Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro ed esponente Pd «laburista» hanno chiesto di non toccare la cassa integrazione straordinaria. Il segretario Pier Luigi Bersani non è del tutto contrario, a patto che la riforma arrivi a crisi conclusa. Venerdì Damiano aveva già polemizzato con il segretario e gli aveva chiesto: «Se dovessimo andare al governo nel 2013 la nostra azione sarebbe in continuità», con Monti? In sintesi, «caro Bersani sei laburista o liberista».

Parte della risposta arriverà quando Fornero presenterà la riforma. Il Pdl si è concentrato sull’articolo 18. Oltre all’ex premier Berlusconi, Gelmini e Cicchitto hanno chiesto che la modifica norma sul reintegro dei licenziati sia affrontata.

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