Gian Battista Bozzo
da Roma
Rivedere la riforma delle pensioni, riducendo letà prevista per il pensionamento a partire dal 2008; e annullare il secondo modulo di sgravio fiscale varato dal governo con la scorsa finanziaria, per destinare 6 miliardi di euro al Mezzogiorno. Sono queste le due richieste shock presentate dai segretari di Cgil-Cisl-Uil a Romano Prodi nel corso di un incontro negli uffici romani del leader dellUnione. I sindacati hanno anche chiesto che, in caso di vittoria elettorale, il centrosinistra ritiri gradualmente i militari italiani dallIrak, destinando le risorse della missione alla cooperazione internazionale.
«Nel corso dellincontro - spiega il segretario della Cisl Savino Pezzotta - abbiamo detto che nella riforma delle pensioni ci sono alcuni problemi, che andrebbero corretti. E per noi, laumento delletà pensionabile nel 2008 è un problema». Con la riforma approvata dal governo, nel 2008 letà pensionabile con 35 anni di contributi passerà da 57 a 60 anni. Secondo la Uil, bisognerebbe addirittura ritornare al sistema retributivo, vanificando così tutto il percorso di riforma delle pensioni incominciato dieci anni fa con la Dini.
Secondo il numero due della Uil Adriano Musi, Prodi avrebbe offerto la propria disponibilità ad aggiustamenti, per un riequilibrio complessivo del sistema previdenziale. Se il leader dellUnione vincesse le elezioni, e cedesse alle richieste dei suoi sponsor sindacali, andrebbe così perduta una riforma approvata da tutti gli organismi internazionali, dallUnione europea al Fmi.
Non solo. Cgil, Cisl e Uil sollecitano Prodi ad eliminare il secondo modulo di riforma fiscale, entrato in vigore questanno. I 6 miliardi di minori tasse per gli italiani verrebbero così ripresi dallErario, per essere destinati al Mezzogiorno. Unidea che il centrosinistra accarezza da tempo, visto che era già presente in un emendamento alla Finanziaria: lunica differenza è che i 6 miliardi venivano destinati alla riduzione del costo del lavoro. Infine, la richiesta di ritiro dei soldati italiani dallIrak, con dirottamento delle risorse alla cooperazione internazionale (dove i sindacati confederali sono presenti, in associazione con molte Ong). «Abbiamo individuato molti obiettivi comuni, così come è comune la preoccupazione sulla situazione economica, sociale, occupazionale e produttiva del Paese», commenta al termine dellincontro con Prodi il segretario della Cgil Guglielmo Epifani.
Dopo i sindacati, in piazza santi Apostoli è stato il turno della Confindustria. Luca di Montezemolo, accompagnato dai vicepresidenti Alberto Bombassei e Pasquale Pistorio e dal direttore generale Maurizio Beretta, ha fatto a Prodi una rassegna di tutti i temi sul tappeto, in particolare la ripresa della crescita economica. Secondo Bombassei, con Prodi cè «convergenza» sia sui problemi che su alcune soluzioni, «in particolare - precisa il vicepresidente degli industriali - sulla questione del cuneo fiscale e sulla competitività». Dal professore, aggiunge Bombassei, non è però giunta nessuna promessa. «Loro hanno ascoltato noi, noi abbiamo ascoltato loro», si limita a dire Montezemolo. Mentre Pistorio parla di «ottimo incontro, franco e aperto. Come Confindustria - aggiunge Pistorio - siamo soddisfatti daver potuto esporre i nostri punti di vista». Sergio Billè, presidente della Confcommercio, ha chiesto a sua volta a Prodi un fisco orientato a favorire le piccole e medie imprese.
Sullo sfondo dellincontro, non citata ma incombente, la controversia sulla legge Biagi, che una fetta dellUnione vorrebbe addirittura abolire, mentre Prodi intenderebbe modificare. Secondo il leader dellUnione, con sindacati e imprenditori si è riscontrata una «larga identità di vedute.
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