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I sindaci diventano "economisti" per reagire alla crisi

Secondo un'indagine Censis il 94% dei Comuni ha già varato misure straordinarie per reagire alla congiuntura internazionale, mentre tre su quattro hanno lanciato iniziative a favore di cassaintegrati o imprenditori in difficoltà. Resta il «nodo» del patto di stabilità

Crisi globale, risposte locali. Ecco i «pacchetti» per affrontare la congiuntura economica: le ricette per reagire alla situazione studiate sulla scrivania degli ottomila sindaci del Belpaese. Come certifica il Censis oltre il 94 per cento delle amministrazioni comunali ha attuato interventi straordinari su tutto il territorio, mentre il 76 per cento dei Comuni è intervenuto con un potenziamento del Welfare a favore delle fasce deboli della popolazione.
I dati, diffusi dall'Anci, delineano la nuova frontiera del federalismo. Ma in che modo gli enti locali sono intervenuti contro la crisi economica? Le iniziative già avviate in tutta Italia sono imperniate a misure straordinarie di sostegno a chi è stato colpito in modo sensibile dalla crisi economica in atto, sia sul fronte delle famiglia che non arrivano a fine mese» sia sul fronte della produttività di piccole e medie imprese raccolte nei distretti.
In definitiva, negli ultimi mesi circa un terzo delle giunte ha varato pacchetti anticrisi rivolti a lavoratori in mobilità, cassaintegrati, commercianti, artigiani e famiglie in difficoltà. Ma in queste azioni i Comuni non sono soli: emerge lo sforzo di coordinamento con le altre istituzioni locali sia orizzontalmente (il 29% con altri Comuni, il 50% con la Camera di Commercio, il 54% con i sindacati, il 42% con le organizzazioni di rappresentanza dei datori di lavoro), oppure verticalmente (il 58% con le Province, il 42% a livello delle Regioni).
I Comuni, in ogni caso, hanno potuto agire solo nel pieno rispetto di alcuni vincoli, primo fra tutti il tanto discusso patto di stabilità. Infatti, dall'indagine emerge come «i sindaci interpellati denunciano forti penalizzazioni» proprio in riferimento a tali obblighi di bilancio. Il 66,7%, in particolare, denuncia l'impossibilità di utilizzare le risorse provenienti dagli avanzi di amministrazione. A questi si aggiungono i proventi della vendita di quote azionarie o parti del patrimonio immobiliare (contenute nel 36,4% delle risposte) rese di fatto indisponibili per i vincoli imposti dal patto di stabilità interno.


La fotografia scattata dal Censis ai tempi della crisi conclude: «Colpendo in maniera differenziata settori produttivi, territori economici, soggetti particolarmente esposti» l'impatto della crisi «ha evidenziato la fragilità dell'architettura dei rapporti tra i diversi livelli di governo», eppure «la modalità con cui gli enti locali si sono attivati costituisce una prova di quella assunzione di responsabilità che è l'ingrediente di base» per portare finalmente a compimento il progetto federalista nel Paese.

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