Sport

I sindaci non scendono a patti E la serie B rischia di chiudere

Le due parti restano lontane: sì al sabato, ma sull’ora d’inizio manca l’accordo

Gian Piero Scevola

da Milano

Il contatto c’è stato, ma i problemi sono rimasti insoluti. Di sicuro c’è che la serie B giocherà al sabato, ma l’orario non si sa ancora. Però il pericolo reale è un altro: la serie B potrebbe sgonfiarsi per mancanza di ossigeno (i fondi per andare avanti) e sparire dalla scena calcistica. Uno scenario apocalittico che nessuno si augura, ma che dopo l’incontro di ieri tra i vertici della Lega (Galliani, Zamparini, Matarrese), 11 presidenti di società e ben 14 sindaci del fronte anti-partite al sabato pomeriggio, sembra avvicinarsi a passi da gigante. Il divario tra le diverse esigenze non è stato risolto e toccherà quindi lunedì prossimo all’assemblea della serie cadetta sancire la fine delle trattative con conseguenze disastrose per il futuro del campionato.
Sindaci e presidenti si sono trovati d’accordo su un unico punto: la B deve giocare al sabato, mentre in totale disaccordo sono rimasti sull’orario. La Lega ha fatto un passo avanti, spostando alle 16 l’inizio delle gare; altrettanto hanno fatto i primi cittadini, rinunciando alla domenica, ma la loro decisione di non concedere gli stadi prima delle 19 è «irremovibile» e fa saltare qualsiasi possibilità del 90° minuto della Rai riservato alla B. Come ha ribadito Antonio Marano, responsabile acquisizione dei diritti sportivi della Rai, che ora si vedrà costretta a dimezzare il contributo dei diritti tv da 8,4 a 4,2 milioni.
«Ci sono problemi gravi di interesse pubblico e non sono certo i soldi della Rai a salvare i bilanci delle società, ma solo la presenza dei tifosi allo stadio può risolvere la situazione finanziaria dei club», ha spiegato Roberto Reggi, il sindaco di Piacenza, coordinatore di tutti gli amministratori coinvolti in questa lunga disputa. «Avere visibilità televisiva rende in termini di sponsor, di contratti pubblicitari negli stadi, di mercato-calciatori. Ed è difficile capire quali problemi di viabilità, scuole o mercati possa avere, ad esempio, il Delle Alpi di Torino al sabato», ha ribattuto Adriano Galliani. E qualche ora dopo è arrivata la replica di Sergio Chiamparino, sindaco di Torino che, pur sostenendo totalmente la posizione del coordinamento sindaci sull’impossibilità a giocare prima delle 19 del sabato, si dichiara «non in condizione di firmare un’ordinanza che vieti la disputa sabato prossimo della partita con l’Albinoleffe sia perché a Torino non sussistono problemi di ordine pubblico sia perché lo stadio Delle Alpi non appartiene più al Comune, ma anche perché i tifosi granata sono in spasmodica attesa di vedere all’opera la nuova squadra».
Mentre i presidenti di B hanno chiaramente detto che ai soldi della Rai non intendono rinunciare, il sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, ha definito «molto aspro e complicato» il rapporto con alcuni di loro. Più diplomatici il bolognese Sergio Cofferati e il catanese Umberto Scapagnini che hanno cercato prima di trattare e di mediare, salvo poi irrigidirsi, in modo anche deciso, sulla linea Maginot delle 19 del sabato. «L’assemblea di lunedì potrebbe anche prendere la pesantissima decisione di sospendere il campionato», il grido di dolore di Vincenzo Matarrese, presidente del Bari e rappresentante dei club di B in Lega. «La serie B è un dramma, negli ultimi due anni sono fallite sette società e ho supplicato, implorato i sindaci di rivedere la loro posizione. L’orario delle 19 non porta benefici a nessuno. Se i sindaci insistono con la linea dura se ne assumeranno le responsabilità perché saremo costretti a tornare al vecchio orario: sabato sera alle 20,30 nei mesi invernali, domenica alle 15 col bel tempo. E, di conseguenza, tanti di noi falliranno e porteremo i libri contabili in Comune: ci pensino allora i sindaci a mandare avanti la squadra».
Le speranze di intesa sono dunque ridotte al lumicino. «La differenza sugli orari è abissale, non si tratta di una differenza di tre ore, ma di impostazione complessiva del campionato», ha amaramente ammesso Galliani. «In base alle risultanze dell’assemblea di lunedì, decideremo se continuare i ricorsi al Tar e poi al Consiglio di Stato».

E per un campionato dove i club sono senza stadio (il campo neutro ha fatto solo sorridere), senza la mutualità della A (verrà quasi sicuramente sancita venerdì prossimo), senza diritti tv, il pericolo di cancellazione è dietro l’angolo.

Commenti