I sospetti del Vaticano: è solo l’inizio

Un alto prelato: «Si è voluto assestare un colpo alle norme sulla fecondazione»

Andrea Tornielli

da Roma

C’è preoccupazione nei sacri palazzi vaticani per quanto è accaduto nei giorni scorsi, con l’annunciato ritiro del sostegno italiano alla Dichiarazione etica che stabiliva di non finanziare la ricerca sulle staminali embrionali da parte dell’Europa. La presa di posizione del ministro per la Ricerca scientifica Fabio Mussi è stata infatti considerato un nuovo segnale di come la coalizione che ha espresso il presidente del Consiglio Prodi stia muovendo i suoi primi passi. «È passata l’idea che la ricerca non debba avere limiti etici – confida al Giornale un alto prelato della Santa Sede – e si è voluto assestare un colpo alla legge 40 sulla fecondazione artificiale. Il fatto che ora le nazioni firmatarie siano quattro e non più cinque indebolisce la loro posizione e fa capire che in Italia è cambiato l’atteggiamento di fronte alla difesa dell’embrione umano, dei suoi diritti e della sua identità. Il nuovo governo italiano non ci tiene più».
La decisione del ministro Mussi è arrivata dopo le polemiche suscitate dall’intervista del ministro della Famiglia Rosy Bindi sui Pacs, dopo le proposte di legge già in cantiere per il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto e omosessuali alle quali ha lavorato l’ex leader dell’Arcigay Franco Grillini e dopo le dichiarazioni del ministro della Salute Livia Turco in favore della pillola abortiva. L’impressione che molti in Vaticano hanno in questo momento è che proprio su temi etici così delicati, sui quali esistono posizioni molto differenti all’interno della stessa maggioranza di governo, sia in atto un’offensiva reale. Un’offensiva che si sperava appartenesse soltanto all’armamentario della campagna elettorale e delle dichiarazioni ad effetto dei partiti costretti a differenziarsi per ottenere i voti con la legge proporzionale, ma che invece appare confermare le preoccupazioni della vigilia espresse da molti cattolici.
«Si è cominciato a demolire la legge sulla fecondazione artificiale – commenta un altro esponente vaticano – nonostante il risultato del referendum abbia dimostrato come la pensino gli italiani su questo argomento».
Ovviamente sia la Santa Sede come i vertici della Conferenza episcopale italiana hanno apprezzato le prese di distanza espresse da esponenti cattolici della maggioranza, come l’ex presidente dei comitati Scienza e Vita Paola Binetti o come la prudenza manifestata dallo stesso leader della Margherita Francesco Rutelli, che ha parlato della necessità di scelte «collegiali», o lo stesso richiamo del premier Prodi. I primi giorni del nuovo governo hanno però dato a molti l’impressione che proprio le aperture su questi temi etici sensibilissimi siano tra le priorità dell’esecutivo. E si è rivelata dunque una scelta vincente quella di mantenere attivi i comitati «Scienza e vita», nati in occasione della campagna referendaria del giugno 2005. «Non c’è alcun lavoro scientifico dal quale risulti che l’uso di cellule staminali embrionali abbia dato finora risultati significativi per la terapia – fanno notare gli esperti di bioetica vaticani – al contrario, sono numerose le evidenze dell’efficacia delle cellule staminali prelevate dai tessuti adulti». L’adesione italiana alla Dichiarazione etica aveva dunque – si fa notare nei sacri palazzi – solide motivazioni scientifiche.
«Mi sembra che le vere priorità del nostro Paese – osserva il vescovo di Civitavecchia Girolamo Grillo – siano altre: il sostegno alla famiglia, un’assistenza sanitaria di qualità, politiche sociali adeguate per chi è sotto la soglia di povertà, lo sviluppo del Sud, il lavoro per i giovani...

Invece da queste dichiarazioni sembra che l’unica priorità sia quella di adeguarsi in fretta e furia a certe politiche equiparando matrimonio e unioni gay o prendendo posizioni che contrastano con quanto espresso dai cittadini all’ultimo referendum».

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