I sub si arrendono: sul Concordia 33 morti

I sub si arrendono: sul Concordia 33 morti

L’ultima parola spetta al commissario Franco Gabrielli, che la pronuncerà oggi, ma la decisione di interrompere definitivamente le ricerche dei dispersi nella parte sommersa della Costa Concordia è ormai cosa fatta. Un po’ per le cattive condizioni meteo in ulteriore peggioramento, che mettono a rischio l’incolumità degli operatori, un po’ perché si tratterebbe, come in realtà si tratta da giorni, di cercare cadaveri e non più superstiti. Il commissario ha infatti reso noto, dopo aver contattato i familiari e le rappresentanze diplomatiche dei Paesi dei dispersi, che il responsabile tecnico dei soccorsi ha formalizzato la decisione di interrompere le ricerche nella parte immersa della nave.
Quindi, il bilancio definitivo del naufragio del 13 gennaio è di 17 vittime e 16 dispersi, fra le quali ci sono anche persone il cui corpo è stato recuperato ma non identificato. Nell’elenco dei dispersi pubblicato sul sito della Prefettura di Grosseto, ci sono sette passeggeri tedeschi, due francesi, due statunitensi, tre italiani e due membri dell’equipaggio, uno italiano e l’altro indiano. L’ultima crociera della Concordia (ieri in Senato l’ad della Costa, Pierluigi Foschi ha detto che non sarà rimessa in esercizio) si è conclusa con 33 morti: il più grande disastro della marineria italiana dall’affondamento dell’Andrea Doria che provocò 46 morti il 25 luglio del 1956, quando il transatlantico fu speronato da una nave svedese al largo delle coste del Massachusetts.
In attesa della decisione definitiva sull’interruzione delle ricerche dei dispersi nella parte immersa della Concordia, proseguono, invece, le attività «Sar» di ricerca e soccorso nella parte emersa della nave, così come la ricerca mirata nei 18 chilometri quadrati di mare scandagliati nei giorni scorsi. Con il piano di bonifica del materiale galleggiante finalmente presentato lunedì dalla Costa al comitato tecnico scientifico che supporta il commissario, ci si prepara, entro 24 ore dalla ripresa delle attività, all’inizio del più volte annunciato recupero delle 2.300 tonnellate di carburante della Concordia, il pericolo più grave per l’ecosistema marino del Giglio. Quanto alla rimozione del relitto, per la quale Gabrielli aveva nei giorni scorsi pronosticato «dai sette ai dieci mesi», ieri l’ad della Costa ha parlato di «impresa ciclopica» e il direttore marittimo della Toscana, Ilarione Dell’Anna, ha detto di «non conoscere i tempi di previsione, né minimi né massimi». Prende atto del tutto il comitato, denominato «Sos Concordia», costituito lunedì dai cittadini del Giglio, che si dissocia dallo striscione «Gabrielli tolga la nave, cazzo!!!» («una bravata, fra l’altro di una persona che non è dell’isola», dice il portavoce Alvaro Andolfi) e si prepara al suo primo incontro, previsto oggi, con il commissario. E prende atto, ma adottando la decisione di costituirsi parte civile, «in una strategia coordinata con la Provincia di Grosseto», anche Sergio Ortelli, sindaco di Isola del Giglio.


Dal canto suo, il parroco don Lorenzo Pasquotti riferisce di voci di miracoli operati il 13 gennaio da un bassorilievo della Madonna che si trova sul sasso «dove è finita la nave» e annuncia che gli arredi sacri della Concordia saranno custoditi al Giglio.

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