I suoi pensatori si dedicano a sms e cartoni animati

Lui è quello che smentiva la nascita di un movimento d’ispirazione finiana all’urlo di: le solite bufale del Giornale, nella stessa mattinata esatta in cui Generazione italia veniva ufficializzata. Ed è poi lo stesso, Filippo Rossi il 45enne direttore di Ffwebmagazine, che sul giornale di Farefuturo del presidente della Camera, il giorno dopo lo strappo fra Berlusconi e Fini alla direzione del Pdl scriveva: «Continueremo a parlare agli italiani senza la malattia adolescenziale della militanza».
Dev’esser per questo che sul webmagazine qualche giorno prima a corredo dell’ennesimo corsivo sulla coerenza della disobbedienza (a Silvio) postava la foto di Capitan Harlock, il pirata dello spazio, memorabile cartone animato degli adolescenti della sua generazione. E dev’esser per questo che sulla sua pagina Facebook qualche giorno dopo durante la trasmissione Tetris invitava i suoi 3548 «amici» a votare «Gianfranco su La Sette. sms 48264 con scritto 7B», con altissima citazione «Arriva il momento della battaglia» tratta niente meno che da Braveheart, The End. Eccoli, gli intellettuali della «Destra quella vera», e cioè quella di Gianfranco, altro che Ezra Pound e Giano Accame. La pagina Facebook di Rossi è istruttiva, non fosse altro che è lì che esprime il suo pensiero, infatti ci passa le giornate, aggiornando lo status ogni due minuti e mezzo. Random: «Da oggi non leggo più il Giornale. Nemmeno per lavoro. Il giornale non esiste», per la serie gnè gnè, non sono più tuo amico. Perché «meglio la Repubblica del Giornale», e anche «meglio Santoro di Paragone». Filippo scrive: «Sogno una destra votata anche da Fiorella Mannoia», a Fiorella Mannoia «piace questo elemento» e aggiunge: «Dai Gianfranco che ce la fai». Quando il ministro Sandro Bondi lo ha attaccato, Rossi, per il suo «modo rozzo e sbrigativo di valutare la nostra storia», lui s’è messo la mostrina sul petto, parlane bene o male purché ne parli diceva Oscar Wilde, e ha postato più volte il video, subito commentato da un coro di «Grande Filippo! Il ministro Bondi ti ha attaccato, siine onorato!».
C’è anche chi ogni tanto gli fa una pernacchia: «Ma che c’entrate voi con la destra?». Ieri che era il 25 aprile, per dire, Rossi ha pubblicato online il video di Gaber che cantava Bella Ciao, scatenando un putiferio di «e i nostri morti?». Lui implacabile: ha colto l’occasione per dire che «la condivisione storica è anche assimilare le icone, mischiarle», che fa sempre molto intellighenzia, e poi, sul webmagazine, ha pubblicato un’ode al 25 aprile che inizia con un «liberiamoci da ogni dittatura» e termina con un «liberiamoci da noi stessi»: chi ci capisce è bravo e in effetti questo è l’obiettivo, mischiare le parole oltre che le icone, ché meno ti fai capire più sembri un intellettuale.

Insomma una provocazione al minuto e che peccato non riuscire mai a creare il caso, ché gli unici a rispondere sono sempre loro, quelli che «io sto con Filippo e i fighettini».
Magari, adesso che ha guadagnato spazio sul Giornale che lui non legge più «nemmeno per lavoro», Filippo guadagnerà anche le luci della ribalta.

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