Roma«Ci sono tre argomenti che Massimo dovrebbe evitare, in tv: le scarpe, le barche e le case. E ieri lo sapeva che si sarebbe parlato di case», infieriva ieri un anonimo dirigente dalemiano, non troppo entusiasta della performance tv del suo leader. Invece Walter Veltroni, che mai darebbe del lei a un giornalista, tanto meno per mandarlo a «farsi fottere», e che di ogni cronista ricorda nome, compleanno, problemi familiari e storie sentimentali, si schermisce: «No che non ho visto Ballarò», giura. «Ero a cena fuori, ieri sera. E ho i testimoni».
Cera però chi, vedendolo particolarmente allegro e animato a pranzo, attovagliato con Dario Franceschini e Antonello Soro nel ristorante di Montecitorio, malignava che la sfuriata televisiva di DAlema avesse messo di buon umore lex leader del Pd. Di certo, il suo viso sorridente contrastava con quello impenetrabile del protagonista della medesima sfuriata, che ieri pomeriggio è approdato alla Camera per votare contro la fiducia, ha evitato i giornalisti (ma è unabitudine), ha ricevuto con un sorrisetto a mezza bocca la solidarietà di alcuni colleghi di gruppo e poi si è appartato a chiacchierare con la compagna di banco in aula, Marianna Madia.
La difesa dufficio pro DAlema viene affidata da Pierluigi Bersani al responsabile della Comunicazione del partito, Stefano Di Traglia: la sua «è stata la reazione naturale ad una evidente e strumentale provocazione. Un minimo di serietà e di correttezza professionale avrebbero impedito di mettere insieme cose che, con tutta evidenza, insieme non possono stare». La Velina Rossa di Pasquale Laurito, grande supporter del presidente del Copasir, è più sanguigna: «I giornali di famiglia hanno come unica risorsa quella di tentare di denigrare gli avversari».
Ma se la parola dordine più gettonata, in casa Pd, è «provocazione»; se molti - soprattutto tra i dalemiani - sottolineano che «il condirettore del Giornale è stato scorretto a mettere sullo stesso piano cose incomparabili, come lequo canone di DAlema e la casa regalata a Scajola», come spiega Antonio Luongo; se i veltroniani si trincerano dietro il «no comment» («Il match di Ballarò? A me interessa solo il match di stasera, quello Roma-Inter», dice Walter Verini); cè anche chi non ha apprezzato la reazione sopra le righe di DAlema. «Dai, siamo onesti: DAlema ha sbagliato», scrive su Facebook il suo ex portavoce di Palazzo Chigi, Fabrizio Rondolino. «Tanto più che su Affittopoli aveva tutte le ragioni del mondo, pubblicamente riconosciutegli anche da Feltri. Glielo si può perdonare per affetto, ma chiaramente ha sbagliato». Per la deputata Paola Concia, «DAlema ha perfettamente ragione sul merito: non cè proporzione tra la sua vicenda e quella di Scajola. Ma perché ha dovuto mettere in mezzo le donne in quel modo? La misoginia è sempre una caduta di stile». In un capannello di parlamentari, il toscano Michele Ventura si stupisce: «Non lho mai visto così incazzato, gli sono proprio saltati i nervi». Gianni Cuperlo la mette sullironia: «Temevo che arrivassero alle mani, a un certo punto. E pure Sallusti deve averlo temuto». Peppe Fioroni sorride sornione: «È capitato anche a me di finire in uno scontro.
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