da Torino
È passata dal Rinascimento al Barocco, ha fatto in tempo a inaugurare (l'ultimo giorno di mandato) il rinnovato Orsanmichele, a Firenze, e ora è qui ad aprirci le infinite porte dei Musei Reali di Torino di cui è da ottobre energica direttrice (già molto amata dal personale). Paola D'Agostino, 53 anni, napoletana di nascita e globetrotter per attitudine, è storica dell'arte, specialista in scultura italiana del Rinascimento e del Barocco. Dopo una lunga esperienza curatoriale all'estero, dal Met di New York alla Yale University Art Gallery, dal 2015 al 2024 ha ben guidato i Musei del Bargello di Firenze. Il Mic l'ha chiamata ora a dirigere i Musei Reali di Torino, unico museo di Stato della città: "Per poter essere un buon direttore credo sia utile confrontarsi con realtà museali differenti", ci dice mentre attraversiamo il Salone delle Guardie Svizzere. È di fatto uno snodo tra le diverse parti del palazzo, ché i Musei Reali vivono di stratificazioni e sono uno scrigno di bellezza ben conservata.
Tutto è monumentale. Nel Palazzo Reale ci sono citiamo in ordine sommario - la sala del Trono di Carlo Alberto di Savoia, la Galleria rivestita di specchi, la barocchissima Sala da pranzo e poi raffinatezze inaudite come il Gabinetto Cinese partorito da quel genio estroso dell'architetto Filippo Juvarra, la Sala da ballo neoclassica, tutta bianca, oro e specchi, e ancora una chicca come il Gabinetto del Segreto Maneggio, per non parlare del sontuoso appartamento privato della regina (Maria Teresa d'Asburgo Lorena) e di quella geniale intuizione architettonica della Sala delle Forbici, figlia sempre della mente dello Juvarra. "I Savoia racconta D'Agostino - arrivano e si stabiliscono a Torino negli anni Sessanta del Cinquecento, forti di una tradizione militare: qui, ai Musei Reali, scopriamo tutta la loro intelligenza collezionistica". Oltre al Palazzo Reale, i Musei comprendono l'arcinota Armeria, la Biblioteca, la Galleria Sabauda (con capolavori da Filippo Lippi a Rubens e l'autoritratto di Leonardo) e il Museo delle Antichità. E poi quel luogo unico che è la Cappella della Sindone, in cui il Guarini pare aver sfidato ogni legge dell'architettura. Ogni sezione dei Musei Reali di Torino è un gioiello in sé. "La sfida è portare tutto questo patrimonio, così ben tutelato, a una conoscenza ancora maggiore del pubblico", ci spiega D'Agostino.
"Il nostro museo è fisicamente al centro della città, ma lo è anche metaforicamente: racconta la storia del nostro Paese. Venire qui significa scoprire la capacità dei Savoia di affermarsi a livello artistico e dettare le mode: hanno chiamato Juvarra, Guarini, Pelagi. Mi piace definire i Musei Reali come una macchina del tempo delle arti racconta D'Agostino al Giornale - Un altro valore assoluto di questo spazio museale è la sua autenticità, l'immutata eleganza degli arredi interni e delle sale di cui Torino si è sempre presa cura. Appena arrivata, mi ha colpito la dedizione del personale".
E conclude: "La storia dei Savoia collezionisti meriterebbe di essere più nota: l'understatement torinese finora non ha aiutato. Non ne faccio un giudizio politico ma certamente Vittorio Emanuele II si prodigò per l'unificazione culturale del Regno d'Italia".