I tre colpi di genio dell’Italia fantasia

Che colpi, ragazzi! Italian style. Sì, rimedieremo pure figure, talvolta figuracce, tremende, ma quando vanno in campo fantasia e genialità il made in Italy dello sport è un marchio doc, di qualità. Tra venerdì e sabato ne abbiamo avuto tre esempi. Ci hanno deliziato e deliziato il mondo. Riassumendo: il colpo di tacco di Cassano, il «simil- Federer» della Schiavone e un eagle di Matteo Manassero sul green del golf di Crans Montana, che ha fatto esclamare al commentatore televisivo: «Matteo sei un genio!».
Genius è una parolina spesso abusata. Il confine tra «genius or not genius» va esplorato sulla lunga distanza. C’è chi lascia il segno e qualche volta non viene compreso. Nello sport l’effetto è immediato, non sempre recepito nel suo splendore. Il colpo di tacco con il quale Cassano ha smarcato al gol Bonucci, contro l’Estonia, è stato un concentrato di immediatezza, fantasia e intuizione calcistica. L’elogio della diversità. I nostri giocatori lo hanno nel Dna. Perfino Cannavaro, ora in prepensionamento a Dubai, è riuscito ad entusiasmare il pubblico con un assist di tacco per tal Ahmed Khalil. Di recente, le sue quotazioni erano in ribasso e la genialata gli ha fatto recuperare terreno. Quello di Cassano ha avuto tutt’altra forza e importanza: ha fatto intendere, fors’anche al ct precedente, che il nostro pallone ha bisogno di vivere di fantasia e improvvisazione. Meglio un folle in squadra che una banda di scolaretti.
Cassano non ti garantisce successi, ma una possibilità in più di arrivarci. Quello vero, naturalmente. Non il pancione dello spot. Quelli come lui hanno fatto la fortuna, e talvolta la sfortuna, del nostro calcio. Ormai sono così pochi: è un peccato sprecarli. Foss’anche, e solo, per un colpo di tacco. Alla faccia di Arrigo Sacchi, che si sarebbe mangiato vivi tutti questi eversori del modulo.
Pensare a Cassano e ritrovarsi a bocca aperta gustando il «simil-Federer» di Francesca Schiavone è stato il trionfo di questa italianità che fa rima con genialità, che non sposa la banalità ma semmai la sfacciataggine, che fa a pallate con il «vengo anch’io, no tu no». La Schiavone si è giocata il colpo da regina, regina mediatica e tennistica al terzo turno degli Us open. Ottima l’idea: incanti gli americani, fai il giro del mondo in Tv, perchè il torneo è di quelli che contano, rilanci il made in Italy della fantasia e della bravura. I tennisti nostri, si sa, navigano nelle seconde e terze schiere, ma la Schiavone (ed anche la Pennetta) stanno tentando di tutto per aggiungere il loro fiocchetto rosa nell’album di nobil famiglia. L’ucraina Alona Bondarenko ha fatto da spalla sul 5-5 del secondo set, allibita nel rivedere sbucar dal sotto la gamba di Francesca quella pallina che Federer aveva colpito così qualche giorno prima, ricevendone elogi e sbigottimento per la magia. Ha raccontato Francesca: «In certi casi ti guida l’istinto, è arte, viene da dentro». Ecco, arte: sintesi di capacità, intraprendenza, coraggio. È arte veder certi miracoli nell’atletica o nel tennis, nel nuoto, insomma negli sport che non hanno mezzi economici e seguito pari al calcio. Il pallone lo abbiamo nel sangue e spesso roviniamo l’istinto per far posto alla pedanteria tecnica. Negli altri sport tutto è molto più faticoso, ma l’istinto di cui sopra è un tesoro personale. Cosa avrà detto in quella frazione di secondo alla Schiavone? «Ci ha provato lo svizzerotto, perchè non io?». Detto e fatto. Non ha conquistato direttamente il punto, come Federer, ma l’applausometro è andato a mille. Diciamolo: una cassanata. Ma ormai, comunque nel futuro, Francesca Schiavone ha dimostrarlo di aver l’animo scriteriato della genialoide.
E quando il telecronista ha esclamato: «Matteo sei un genio!», il maniaco televisivo che ha seguito tutto, e goduto di tutto, si sarà abbandonato, estenuato, sulla poltrona. Manassero ha 17 anni e frequenta i green da quando ne aveva tre: ha calma e freddezza, i colpi di un predestinato, sta correndo verso il suo Olimpo.

Arriva da Negrar, provincia di Verona, così come la Schiavone è partita da una culla di Milano e Cassano è pugliese puro sangue. In questo percorso geografico c’è tutta la passionalità, l’estrosità e la fantasia che traversa e contraddistingue la penisola.
Che dire? Ragazzi, fateci divertire. E al diavolo i robot.

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