Per un giorno, ieri, del futuro di José Mourinho se nè appena parlato. «Io voglio allenare il Real al 100%. Se avverrà lanno prossimo o più in là, ora non posso dirlo», ha detto il portoghese al quotidiano spagnolo Marca. Roba già sentita, trita e ritrita, nulla di nuovo dal fronte. Chissà se anche questo rientrava nella strategia di avvicinamento alla finale di Champions ideata dal mago di Setubal. Da domenica sera, grazie al tormentone sul suo trasferimento a Madrid, sponda Real, infatti, largomento è stato uno soltanto: Mourinho va o resta? Così i giocatori hanno potuto tirare il fiato, festeggiare lo scudetto e concentrarsi sulla partitissima di sabato in assoluta tranquillità. Lontani da critiche e missili mediatici di qualsiasi natura. Tanto cè Josè a far da schermo. Ieri allenamento a porte chiuse, Mario Balotelli era regolarmente con i compagni e da qui a sabato sera si giocherà la maglia da titolare con Pandev, Mourinho ha lavorato con la squadra lontano da occhi indiscreti, come non ha potuto fare martedì, come non potrà fare domani alla «Ciudad Real Madrid», il quartier generale delle merengues. «La squalifica di Ribery è giusta» le uniche parole di Josè sulla finale, dettate in unintervista alla Bild.
Doveva essere un mercoledì tranquillo, secondo i piani di Josè: allenamento e trasferimento aereo a Madrid. Nessuna conferenza stampa, zeru parole, zeru titoli, zeru preoccupazioni. Mai si sarebbe aspettato che la bomba (in realtà poco più di un petardo) avvelenata sarebbe partita da Tivoli, rimescolando le carte di uno scudetto già bello che messo in bacheca. La Procura della Repubblica di Tivoli ha infatti aperto unindagine ipotizzando il reato di violenza privata con riferimento a presunte minacce che i tifosi della Lazio avrebbero mosso a calciatori biancocelesti prima della partita Lazio-Inter. Le minacce sarebbero state rivolte non solo ai calciatori ma anche al presidente Lotito e sarebbero avvenuti presso la sede della Lazio a Formello (da questo la competenza di Tivoli). «I giocatori della Lazio non hanno ricevuto alcuna minaccia: per questo motivo non è stata sporta nessuna denuncia», taglia corto la società biancoceleste, confermando che il centrocampista Roberto Baronio è già stato sentito come persona informata sui fatti.
Di fatto, non cè nulla per impensierire il diciottesimo titolo nerazzurro. Anche perché linchiesta sembra poggiare su basi tuttaltro che solide: «Ho letto i giornali e mi è venuto naturale aprire uninchiesta visto che si è parlato ovunque di presunti reati», lammissione del pm Luigi de Ficchy che sembra avvalorare la mancanza quasi totale di prove. Cè invece polpa per riaccendere polemiche già finite nel congelatore. «Come sportivo, è stata un'enorme delusione» ha rincarato Ranieri, riferendosi al match tra Lazio e Inter. «Alcuni aspetti delle ultime settimane mi hanno indignato. Quelle parole così nette dei vincitori ad esempio: Abbiamo vinto uno scudetto contro tutto e contro tutti. Questa sicumera, anche un po ridicola, mi fa riflettere. Non sono bastate le immagini di Lazio-Inter per stendere un velo definitivo su quello che è accaduto davvero?». Sopraffatto invece dal comportamento dei tifosi, il tecnico laziale Edy Reja che quella sera sedeva in tribuna, squalificato: «Io ho preparato la gara in maniera importante perché volevamo fare bella figura. Poi io ero in tribuna e ho visto che inizialmente cera la volontà e la voglia di fare, ma poi quando ti trovi uno stadio con 50mila persone, nostri tifosi, che applaudono l'altra squadra è difficile avere un rendimento diverso. Le cose sono andate così, è inutile nasconderlo. Chiudiamo la parentesi».
Parentesi sepolta, insomma, bocche cucite anche in casa Inter. Semmai, la preoccupazione più diffusa nei tifosi interisti è quella legata al futuro di Mourinho, ormai asceso nellOlimpo degli immortali nerazzurri.
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