Inutile girarci intorno: il blitz della magistratura e delle forze dellordine contro le infiltrazioni della ndrangheta a Genova e nel ponente ligure ha già sortito leffetto di avvelenare il clima a sinistra come a destra dello schieramento politico. Quanto poi le accuse (o gli schizzi di fango) siano a prova di smentita, o quanto possano considerarsi circostanziate e avvalorate dai fatti è ancora tutto da stabilire, e sarà il compito dei giudici definirlo. Speriamo presto. Ma intanto le tossine del sospetto con annesse sentenze virtuali passate in giudicato dilagano. Se nè avuta prova anche due sere fa, in occasione della cosiddetta fiaccolata della legalità che si è svolta a Sanremo e che pure era stata presentata come bipartisan: mentre in marcia e sul palco si presentavano fianco a fianco parlamentari e rappresentanti delle amministrazioni locali di Pd, Pdl, Idv e Udc, e persino esponenti delle Diocesi, il sindaco della città dei Fiori Maurizio Zoccarato si «beccava» con il collega di Bordighera, Giovanni Bosio, prima di dissociarsi da una manifestazione «che non si doveva fare così, in questa città e in piena stagione turistica». Nel frattempo, a distanza, il presidente del consiglio regionale Rosario Monteleone, Udc, calabrese (ma da quando è una colpa?), chiamato in causa nellinchiesta (ma non indagato) per una citazione via telefono, continua a smentire consuetudine di rapporti con i presunti capi della ndrangheta genovese, il fruttivendolo di piazza Giusti Domenico Gangemi e limprenditore edile Domenico Belcastro. Calabresi pure loro. Tutto questo mentre i titolari di un bar accanto alla rivendita di frutta parlano di incontri «pausa-caffè» fra lo stesso Monteleone, Gangemi e il consigliere comunale del Pdl Aldo Praticò.
A proposito: questultimo, emigrato ventuno anni fa dalla natìa Calabria, passa al contrattacco e dice daverne abbastanza di essere coinvolto in (presunte) trame criminose solo perché ha conosciuto e frequentato Gangemi in occasione delle feste organizzate a favore della colonia di calabresi in Liguria. Nessun voto di scambio, quindi, nessun favore promesso, tra un caffè e laltro? «Neanche per sogno - ribatte Praticò, mai visto così alterato -. Ho visto Gangemi quattro volte comprando frutta e verdura nel suo negozio. Ho preso con lui solo due caffè per organizzare la festa dei calabresi. Il 97,5 per cento dei calabresi a Genova non mi ha neanche votato». E ancora: «Non ho contatti con la ndrangheta e sarei pronto a testimoniarlo ai magistrati. Non sapevo che Gangemi avesse rapporti con la ndrangheta, io avevo appena due anni quando lui ha compiuto il primo reato.
I veleni della ndrangheta spaccano i partiti
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