Roma - E pensare che, mentre la porta a riva, dopo averla salvata dall’annegamento, le tira su il reggiseno, a coprirle il petto in un gesto di umana misericordia virile, teso a riparare tutti gli sgarbi della vita, compreso quello di cercare il suicidio tra le acque di Sabaudia. Ma Nanni Moretti è Nanni Moretti e, nel bene e nel male, fa discutere anche quando si mette normalmente nell’agone, attore tra gli attori, uomo tra gli uomini. Come nel caso di Caos calmo, il controverso film di Antonello Grimaldi (unico italiano, oggi in concorso al FilmFest berlinese), dove lui, protagonista autoreferenziale d’un dramma borghese contemporaneo, tratto dall’omonimo libro di Sandro Veronesi (Bompiani), verso la fine stempera il proprio dolore di vedovo, prendendo da dietro colei, che gli deve la vita, una bollente Isabella Ferrari nel ruolo di moglie insoddisfatta. «Caos culo», sintetizzava ieri Dagospia, con l’irresistibile goliardia, che spesso abbiamo trovato nelle pieghe dello spirito morettiano, culto a se stante, nato nella capitale, tra giovani, meno giovani e reduci d’un Sessantotto sepolto. Il fatto è che, dopo quella di Famiglia cristiana, negativa nei suoi giudizi sul film (e proprio per via della scena di sesso, forse diffusa ad arte nella Rete, prima dell’uscita ufficiale di Caos calmo), un’altra voce cattolica si è levata a stigmatizzare l’incriminata sequenza sexy. «Da un bravo regista e coraggioso idealista come Moretti e da un volto sensibile e delicato come quello della Ferrari mi sarei aspettato una scena romantica, soffusa, tenera, magari un momento d’amore aperto alla vita, a un figlio», ha scritto don Nicolò Anselmi, responsabile della Cei per la pastorale giovanile. Arrivando anche ad avanzare la proposta, nella lettera indirizzata ai giovani ospiti della Giornata mondiale della gioventù, a Sydney, che in futuro professionisti seri come Moretti e la Ferrari si rifiutino di «girare scene erotiche volgari e distruttive». E riflettendo su quanto «sarebbe bello che qualcuno di questi professionisti facesse obiezione di coscienza», don Nicolò fa focus sulla modalità dell’atto sessuale, consumato in fretta e visibile su YouTube: «I due attori fanno l’amore in piedi, vestiti, senza guardarsi in faccia». Come i cani, insomma. Ma anche come «molti uomini e donne a noi contemporanei», ebbe a spiegare «il caimano» al Tg1, nel corso di una delle tante videopromozioni di Caos calmo, intanto che il povero Davide Sassoli, giornalista scrupoloso e linguisticamente corretto, si lasciò sfuggire l’aggettivo «osé», a quel proposito. «Ma “osé” non lo dice più neanche mia madre», ribatté stizzito Moretti, bacchettando in diretta il suo ospite, con il solito «complesso del migliore», che tanto rende antipatici a sinistra. Meglio stendere un velo sulla rigidità caratteriale del talentuoso artista romano, che nel tempo ha distillato i suoi diktat in materia di Nutella, scarpe, scelta dei vocaboli, evitando di applicare il famoso proverbio «Vivi e lascia vivere».
Dopo la moratoria sull’aborto, ad ogni modo, si profila forse un Cencelli cattolico su quanto si possa, o non si possa mostrare, al cinema, quanto a sessualità? Di fatto, dopo la sodomia al burro immortalata da Bernardo Bertolucci nel suo Ultimo tango, quarant’anni fa finito al rogo propter hoc (ricordiamo che lì, in un appartamento parigino vuoto, Marlon Brando e Maria Schneider fanno conoscenza biblica dal “lato b” di lei), gli spettatori italiani sono abbastanza navigati, a proposito. E attori come Amedeo Nazzari, che per principio personale non accettava ruoli da mascalzone (figurarsi da infoiato cinquantenne con la voglia matta), non se ne trovano molti.
Intanto, c’è da considerare che il film di Grimaldi, al quale si dà (ingiustamente) risalto solo per la scena di sesso, ha «passato» la censura, sebbene se ne consigli la visione anche ai minori, purché accompagnati da un adulto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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