
Senza contraddizione non c'è vita, diceva Mao Tse Tung. Ma chissà che cosa avrebbe pensato il Grande Timoniere a vedersi trasformato in icona pop dal genio perverso di Andy Warhol, accomunato agli idoli della società dei consumi. Oggi, poi, forse si starà rivoltando nella tomba sapendosi merce di scambio capitalistico per mano di un ex leader comunista, sia pure italiano, dal nome di Fausto Bertinotti. Proprio lui, con la moglie in Lella, ha infatti deciso di mettere all'asta due dei tre grandi ritratti di Mao appartenenti alla sua raffinata collezione d'arte, che andranno all'incanto da Finarte domani. Va detto che Bertinotti ha sempre dichiarato che quelle celebri opere pop non le aveva acquistate ma erano frutto di un generoso regalo del suo grande amico Mario D'Urso, il milionario ex cda della Lehman Brothers, la banca d'affari rimasta il simbolo della finanza selvaggia e dei difetti del post capitalismo. Ma quelle serigrafie erano anche diventate un peso scomodo per casa Bertinotti, dopo gli strascichi legali generati dall'erede naturale di D'Urso, l'americana Nikki Kay Carlson, che qualche anno fa ne rivendicò il possesso, con conseguenti ricorsi in Corte d'appello di Bertinotti, per niente deciso a mollare l'osso. Molto meglio, anche per tagliare la testa al toro, affidare le due serigrafie alle leggi del mercato, e chi meglio di una stimata casa d'asta, con la prospettiva magari di veder decollare l'attuale stima complessiva di 60mila euro? Oltre ai due Warhol, i Bertinotti metteranno in vendita diverse opere di Piero Dorazio, donate dall'artista umbro ai coniugi in occasioni di varie ricorrenze, una grande scultura in ceramica policroma di Giosetta Fioroni e un olio su tela di Titina Maselli.
Quella di Finarte, per altro, non è proprio un'asta qualunque; nella stessa serata andrà all'incanto buona parte della collezione della compianta attrice Monica Vitti, tra cui un paio di Giorgio De Chirico e un raffinatissimo Giacomo Balla, oltre ad una vera e propria chicca per gli
esperti e gli appassionati d'arte: il primo dipinto di Alberto Burri, intitolato Texas, 1945, stimato 800.000 euro ed eseguito durante l'internamento nel campo di concentramento di Hereford, in cui da medico divenne pittore.