Ibm, adesso il business diventa «social»

Il fatturato mondiale per il mercato delle piattaforme sociali è stato di 501,1 milioni di dollari nel 2010, con una crescita del 31,9% rispetto all'anno precedente. È quanto emerge dall'ultimo rapporto della società di analisi Idc, che ha anche assegnato a Ibm il primo posto, per fatturato software nel 2010, nel mercato mondiale nelle piattaforme sociali. Un primato cui Ibm non è nuova. «Quello del social business è un tema relativamente nuovo che promette di esplodere nei prossimi anni, secondo Idc nel 2014 dovrebbe arrivare a 2 miliardi di dollari di giro di affari», spiega Paolo Degl'Innocenti, vice presidente Software Group Ibm Italia. «Un fenomeno che nasce dall'osservazione dei comportamenti nel mondo consumer, dei meccanismi d’interazione tra le persone tramite il telefono, le mail, le piattaforme di social network. Dall'analisi attenta di questi elementi Ibm ha cercato di capire quali sarebbero potuti essere i vantaggi e i profitti per le applicazioni business».
Secondo l'indagine 2011 Cio Survey di Ibm, il 55% dei Cio (responsabili informatici) prevede di investire nella collaborazione e nel social networking per aumentare la competitività nei prossimi anni. Inoltre, il 77% dei Cio intende modificare i propri processi di collaborazione interni nell'arco dei prossimi 3-5 anni.
«L'impresa “social” è una realtà che ha la possibilità di sfruttare le capabilities, l'esperienza e le competenze di tutti i suoi dipendenti, anche se sparsi per il mondo e non direttamente connessi tra loro», spiega Degl'Innocenti. «Faccio un esempio: in Ibm siamo oltre 400mila dipendenti e sfruttando tutti gli strumenti di collaboration a disposizione dalla mail, all'instant messaging, alla web conference, possiamo condividere progetti ed esperienze professionali anche al di fuori del gruppo di lavoro, attingendo anche da persone dell'azienda che neanche conosciamo direttamente. Nell'azienda tradizionale questo non è possibile, c'è una condivisione limitata dalla verticalizzazione e dalla struttura organizzativa, non c'è una pervasività e un'integrazione degli strumenti informatici come succede nelle aziende social».
Pensando al social business e agli strumenti Web 2.0, Ibm ha progettato Ibm Connections, che fornisce tool come community, forum, wiki e blog e nuove funzionalità come social analytics avanzata, consentendo agli utenti di espandere la propria rete raccomandando persone con cui mettersi in contatto, sulla base di contatti precedenti e interessi simili.
«Nell'area vendite e marketing si interagisce con partner e fornitori, con feedback rapidi e puntuali. Questi processi generano una quantità enorme di informazioni che vanno gestite, e analizzate - continua Degl'Innocenti - e qui entrano in gioco le analytics integrate nella piattaforma social. Solo analizzando i dati ed estrapolando le tendenze si ha un reale vantaggio nell'utilizzo degli strumenti di collaboration. L'integrazione è fondamentale e al tempo stesso un passaggio delicato, specialmente considerando che più un'azienda è “aperta” verso l'esterno più è esposta a rischi di intrusione e attacchi informatici. Perciò abbiamo dedicato un team ad hoc a questa problematica, con una divisione Ibm fatta di esperti che si occupino della sicurezza a 360 gradi. Non solo, Ibm ha acquisito anche la Q1 Labs, specializzata in soluzioni avanzate di sicurezza». L'altro fronte su cui sta lavorando Ibm è la mobilità: aiutare le organizzazioni ad adottare il social networking sui dispositivi mobili.

Dà, infatti, la possibilità ai clienti di scaricare Ibm Connections da tutti i principali app store, tra cui Android, Apple e BlackBerry «perché i dipendenti usano sempre più smartphone e tablet per lavorare e vogliono avere accesso immediato alle informazioni senza preoccuparsi da dove e con che strumento lo fanno».

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