Ibra separato in casa José: «Fa caldo, eh?» Ed Eto’o s’impunta Negli Usa il tecnico, deluso, si è chiuso nel silenzio L’africano vuole 7 milioni dal Barça. Domani si decide

nostro inviato a Los Angeles

Oggi a Palo Alto, avversario il Club America di Città del Messico, primo test reale, Ibra presente, tenuto con le valigie in mano da Samuel Eto'o che vuole soldi dal Barcellona prima di liberare l'appartamento di Gava sul Mar, a pochi passi da quello che occupava Ronaldinho. Storie che si intrecciano pesantemente, Pep Guardiola è seccatissimo per come si sta sviluppando il mercato del Barcellona. Già ad inizio stagione aveva parlato chiaro al suo presidente Juan Laporta: Eto'o non lo voglio. Il camerunense era sul mercato, nessuna offerta interessante, è rimasto ma da separato in casa. Le vittorie nella coppa di Spagna, nella Liga e in Champions hanno fatto passare tutto in secondo piano ma la convivenza fra lui e Guardiola non è stata semplice. Quest'anno il tecnico ha ripetuto la sua decisione a Laporta, ma Eto'o è ancora del Barcellona, risoluto a non darla vinta al suo club, deciso a mettere i bastoni fra le ruote per impedire che Laporta monetizzi la sua cessione. L’africano va in scadenza di contratto il 30 giugno 2010 e ci vuole arrivare libero di scegliere la squadra che preferisce con l'ingaggio più alto possibile. Ha già rifiutato un'offerta di dieci milioni di euro a stagione per cinque anni da parte degli sceicchi del Manchester City, e già a gennaio può liberarsi a costo zero. Guardiola ha capito che è un braccio di ferro fra lui e il suo centravanti dal carattere bizzarro. Il tecnico è furente, non ha partecipato neppure alla presentazione di Maxwell avvenuta venerdì al Mini Estadi di Barcellona. La grana Eto'o sta scoppiando senza che ci sia un rimedio per neutralizzarla, tranne gli euro. Il Barcellona ha concesso al giocatore una settimana di ferie aggiuntive proprio per tenerlo lontano dalla squadra, ma il suo procuratore Josè Mesalles ha detto di non aver ricevuto nessun fax di avviso e proprio in queste ore Eto'o ha annunciato il suo programma: torno a Barcellona e domani alla presentazione della squadra ci sono anch'io.
Josè Mourinho non vive un momento molto diverso da quello di Pep Guardiola. Se lo incontri qui alla Ucla university di Los Angeles fa un sorriso di circostanza e al massimo si limita a battute per sterzare su qualsiasi argomento: «Fa molto caldo oggi, vero?».
L'idea è che gli stiano smontando la squadra, magari gliela stanno rinforzando ma senza Ibra qualunque squadra al mondo è più debole. Identico discorso fatto per il Milan con Kakà e il Manchester con Cristiano Ronaldo. Ha poca voglia di parlare Josè, dice che non ce n'è bisogno e dà l'idea che se lo facesse tirerebbe giù qualcosa. Ufficialmente tutto passa per prassi e normalità assoluta, neanche la scorsa estate durante il periodo di preparazione Josè fece conferenze o si lasciò andare a commenti. Di sicuro quest'anno lo scenario è leggermente diverso, un suo intervento potrebbe portare un minimo di chiarezza su quanto sta accadendo, indipendentemente dal fatto che la ripicca di Samuel Eto'o stia bloccando lo scambio del secolo, e quindi apparentemente nulla è successo. Ma sembra altrettanto improbabile che tutto si fermi davanti a pochi milioni di euro, sette, la buonuscita che Eto'o pretende da Laporta: in realtà fra le parti c'è il tentativo di un accordo molto più amichevole, se ne parlerà domani. Ciò che il camerunense vuole da Moratti è invece già fissato, dieci milioni a stagione per cinque anni, risolto il problema della buonuscita i due ne parleranno personalmente.
Intanto l'Inter torna sul campo. La prima uscita di giovedì 16 contro gli studenti della Ucla university di Los Angeles non ha dato grandi indicazioni dopo soli tre giorni di preparazione. Cantiere aperto, difesa in emergenza con Mancini esterno basso di destra, poi Cordoba e Samuel centrali, a sinistra Chivu, reparto completato dal giovane sloveno Belec fra i pali per il trauma cranico subito da Francesco Toldo durante la partitella di martedì. Nel secondo tempo sono cambiati i due centrali, dentro Burdisso e Materazzi autore peraltro del primo gol nerazzurro della stagione. In mezzo la riga di centrocampo è cambiata completamente fra il primo e il secondo tempo, Quaresma, Krhin, Stankovic e Thiago Motta sono subentrati a Vieira, Cambiasso, Muntari e Obi. Davanti prima Balotelli e Destro, poi Ibra e Milito, la coppia che Josè pensava di avere per la prima vera uscita ufficiale della stagione a Pechino contro la Lazio per la Supercoppa italiana.

Ieri vigilia della partita a fare le veci di Josè c'era Rui Felipe da Cunha Faria, il preparatore atletico e assistente tecnico di Josè. Alla domanda per scoprire l’umore del capo: «Come mai è qui lei e non Mourinho?». ha risposto: «Come mai c’è qui lei e non il suo capo?». I due si assomigliano, niente da dire.

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