Roma - L’Ici sulla prima casa tornerà, è certo, anzi certissimo. Mario Monti lo dice chiaramente, esponendo il suo programma in Parlamento: «Intendiamo riesaminare il prelievo sulla ricchezza immobiliare, che in Italia è particolarmente basso», se confrontato col resto d’Europa. L’esenzione della prima casa dall’imposta comunale, introdotta in parte dal governo Prodie completata dal governo Berlusconi, «costituisce una peculiarità, se non un’anomalia».
A caccia di 10 miliardi Ma come intende agire Monti? Un semplice ritorno all’Ici prima casa, mantenendo uguali aliquota e rendite catastali, non rende poi tantissimo: 3,5 miliardi a detta dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Poca cosa rispetto alle esigenze di cassa. È perciò sicuro che, insieme al ritorno dell’Ici prima casa, verranno rivalutate le rendite catastali ferme al 1996. L’obiettivo è di incassare almeno una decina di miliardi di euro (l’allineamento pieno delle rendite alle quotazioni di mercato porterebbe, secondo calcoli della Ragioneria dello Stato, 11 miliardi nel solo settore abitativo, a cui si deve aggiungere il gettito degli altri immobili: magazzini, negozi, capannoni industriali, eccetera).
Più case,più imposte È anche vero che l’Ici è, almeno in parte, una tassa poco equa. Si rifà al valore del bene immobiliare e non al reddito del proprietario: un’imposta da 500 euro per due case simili, può essere risibile per qualcuno ed estremamente onerosa per altri. Da qui l’ipotesi di un prelievo progressivo in ragione degli immobili posseduti: chi ne ha uno solo paga meno di chi ne ha due,o cinque,o dieci,e così via. Una sorta di «super Ici», legata alla proprietà; o, in alternativa, al livello di reddito. Così, la nuova Ici può figurarsi come un’imposta patrimoniale comunale. C’è inoltre da ricordare che la riforma fiscale già approvata prevede la sostituzione dell’Ici con l’Imu (imposta municipale unica), a partire dal 2013.
Patrimoniale forever L’eventuale prelievo strutturale, e non straordinario, sui patrimoni complessivi (case, ma anche rendite, conti correnti bancari, azioni, obbligazioni, quote di fondi d’investimento)è in agenda. Si vocifera di un’aliquota fra l’1,5 e il 5 per mille sui patrimoni che eccedono una certa soglia (un milione, un milione e mezzo di euro). Il gettito servirebbe per diminuire la tassazione su imprese e lavoro. Ma avrebbe due effetti deleteri: il primo, sottolineato da economisti come Alesina, Giavazzi e Boeri, è che la patrimoniale darebbe il colpo di grazia ai consumi interni, facendo precipitare l’Italia in recessione.
Il secondo è che farebbe scendere, e non di poco (la Confedilizia valuta il 10-12%, Silvio Berlusconi ha parlato di un 15%) il valore degli immobili, con ricadute pesantissime sull’intero comparto delle costruzioni, già il più provato dalla crisi. Il solo parlare di patrimoniale ha già compresso compravendite e valori immobiliari.
Che fine farà il 36%? La detrazione fiscale del 36% sulle ristrutturazioni edilizie è stata un successo nel
rinnovare il vecchio patrimonio edilizio italiano. Lo sgravio resterà? Per il momento si sa soltanto che Monti intende rendere ancora più difficile i pagamenti in contanti, abbassando a 300 euro la «soglia di tracciabilità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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