Ici, la stangata sul mattone costa 11 miliardi

Pensioni, lavoro e Iva: il premier in Senato elenca i sacrifici anticrisi. Monti: "Non ci sono complotti dei poteri forti o delle superpotenze". Dal 2013 scatta un superprelievo che includerà la tassa sui rifiuti e l'imposta sugli immobili. Sì all'aumento delle rendite catastali. Il Pdl promette lealtà, ma sul ritorno all'Ici è subito mal di pancia. E Berlusconi: "Questo esecutivo sospende la democrazia"

Ici, la stangata sul mattone costa 11 miliardi

Roma - L’Ici sulla prima casa torne­rà, è certo, anzi certissimo. Mario Monti lo dice chiaramente, espo­nendo il suo programma in Parla­mento: «Intendiamo riesaminare il prelievo sulla ricchezza immobi­­liare, che in Italia è particolarmen­te basso», se confrontato col resto d’Europa. L’esenzione della pri­ma casa dall’imposta comunale, introdotta in parte dal governo Pro­di­e completata dal governo Berlu­sconi, «costituisce una peculiarità, se non un’anomalia».

A caccia di 10 miliardi Ma come intende agire Monti? Un semplice ritorno all’Ici prima casa, mante­n­endo uguali aliquota e rendite ca­tastali, non rende poi tantissimo: 3,5 miliardi a detta dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Poca cosa rispetto alle esigenze di cassa. È perciò sicuro che, insieme al ritorno dell’Ici prima casa, ver­ranno rivalutate le rendite catasta­li ferme al 1996. L’obiettivo è di in­cassare almeno una decina di mi­liardi di euro (l’allineamento pie­no delle rendite alle quotazioni di mercato porterebbe, secondo cal­coli della Ragioneria dello Stato, 11 miliardi nel solo settore abitativo, a cui si deve aggiungere il gettito de­gli altri immobili: magazzini, nego­zi, capannoni industriali, eccete­ra).

Più case,più imposte È anche ve­ro che l’Ici è, almeno in parte, una tassa poco equa. Si rifà al valore del bene immobiliare e non al reddito del proprietario: un’imposta da 500 euro per due case simili, può es­se­re risibile per qualcuno ed estre­mamente onerosa per altri. Da qui l’ipotesi di un prelievo progressivo in ragione degli immobili possedu­ti: chi ne ha uno solo paga meno di chi ne ha due,o cinque,o dieci,e co­sì via. Una sorta di «super Ici», lega­ta alla proprietà; o, in alternativa, al livello di reddito. Così, la nuova Ici può figurarsi come un’imposta patrimoniale comunale. C’è inol­tre d­a ricordare che la riforma fisca­le già approvata prevede la sostitu­zione dell’Ici con l’Imu (imposta municipale unica), a partire dal 2013.

Patrimoniale forever L’eventua­le prelievo strutturale, e non straor­dinario, sui patrimoni complessivi (case, ma anche rendite, conti cor­renti bancari, azioni, obbligazioni, quote di fondi d’investimento)è in agenda. Si vocifera di un’aliquota fra l’1,5 e il 5 per mille sui patrimoni che eccedono una certa soglia (un milione, un milione e mezzo di eu­ro). Il gettito servirebbe per dimi­nuire la tassazione su imprese e la­voro. Ma avrebbe due effetti delete­ri: il primo, sottolineato da econo­misti come Alesina, Giavazzi e Boe­ri, è che la patrimoniale darebbe il colpo di grazia ai consumi interni, facendo precipitare l’Italia in reces­sione.

Il secondo è che farebbe scende­re, e non di poco (la Confedilizia va­luta il 10-12%, Silvio Berlusconi ha parlato di un 15%) il valore degli im­mobili, con ricadute pesantissime sull’intero comparto delle costru­zioni, già il più provato dalla crisi. Il solo parlare di patrimoniale ha già compresso compravendite e valo­ri immobiliari.

Che fine farà il 36%? La detrazio­ne fiscale del 36% sulle ristruttura­zioni edilizie è stata un successo nel

rinnovare il vecchio patrimo­nio edilizio italiano. Lo sgravio re­sterà? Per il momento si sa soltanto che Monti intende rendere ancora più difficile i pagamenti in contan­ti, abbassando a 300 euro la «soglia di tracciabilità».

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