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Un’idea «antiretorica» dell’arte

Dopo un periodo di assenza nella capitale, torna in auge Paolo Canevari. Non solo una mostra personale alla galleria di Stefania Miscetti, che inaugura il 28 maggio, non solo la partecipazione alla Biennale di Venezia, che inaugura il 10 giugno, ma anche una mostra al Macro. L’artista romano è infatti protagonista della nuova esposizione (fino al 30 settembre) insieme con un’altra star dell’arte contemporanea, Ghada Amer. Singolarmente coetanei, i due artisti propongono presso il museo romano lavori che sono sintomatici delle proprie peculiarità. Canevari, al quale sono state dedicate le Sale Panorama, ha realizzato una installazione, alcuni disegni, e due video. Escludendo i disegni, di grandi dimensioni e di eccezionale impatto visivo, negli altri lavori vediamo chiaramente la cifra del lavoro dell’artista, i pneumatici, da sempre protagonisti delle sue opere. La mostra, dal titolo Nothing for Nothing sembra essere una riflessione politico ambientale sulla realtà che ci circonda, sottolineando quella idea antiretorica dell’arte che da sempre sembra essere la condizione di partenza del suo lavoro. Due alte sculture rettangolari ricoperte del battistrada dei copertoni sono l’opera realizzata appositamente per questa mostra e hanno un titolo emblematico, Twin, a ricordare, evidentemente, le torri gemelle. Ma l’intenzione dell’artista non è la solita riproposizione della tragedia, quanto piuttosto di cosa quella tragedia ha provocato.
Di diversa intensità il lavoro dell’artista egiziana Ghada Amer, presente al Macro con oltre quaranta lavori, dipinti su tela e e disegni su carta con inserti realizzati da ricami con fili colorati, che sono ormai tipici della sua produzione. L’artista, infatti, è nota per avere da sempre utilizzato l’ago e il filo come strumenti d’arte, come fossero pennellate di colore. La straordinarietà del lavoro di questa artista è certamente la sua capacità di raccontare la condizione femminile attraverso il disagio, in qualche caso anche il tormento, l’assenza, o anche momenti di autoerotismo, sempre con molta delicatezza e mai sferrando tentativi di volgarità gratuita.

L’artista, inevitabilmente, si porta dietro il suo vissuto di donna nata in un Paese come l’Egitto, dove la rappresentanza femminile è ancora in cerca di una identità e di una consapevolezza. Per questo motivo i suoi lavori giovanili, in cui la donna è rappresentata nei lavori quotidiani, mentre stira, o è al supermercato, appaiono naturali.

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