Un’idea: chiudere la Rai

Prima di criticare chicchessia dovremmo ripeterci come un mantra la seguente domanda: non sarà per caso invidia, la nostra? Quanto conta un’invidia inconfessabile nella formulazione dei nostri giudizi? Ecco, mi sono imposto questa domanda almeno cinque volte, prima di plaudire come un forsennato all’emendamento della Finanziaria che propone un tetto massimo ai compensi Rai: 274mila euro lordi l’anno al pari di altri manager pubblici o di un presidente di Cassazione. Alla fine mi sono risposto che no, non è invidia se penso che la Rai non dovrebbe pagare compensi del genere; non è invidia del milione di euro annui di Simona Ventura o degli 800mila euro di un Carlo Conti, o nondimeno dei 650mila euro del direttore generale Claudio Cappon. Penso serenamente, da anni, che la Rai sia una cloaca da ripulire. Penso che il canone andrebbe abolito. Penso che la Rai andrebbe privatizzata al cento per cento, o in alternativa fare servizio pubblico al cento per cento.

Non penso che le varie star rescinderanno i contratti, o non tutte, né penso che altre emittenti ne faranno razzia. Penso moderatamente che la Rai sia il vero cancro di questo Paese, ciò che non cambierà senza che cambi davvero anche il Paese. Penso dunque, pure, che non accadrà nulla.

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