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«Un’idea sicura? Fare i cassettisti»

Occhio ai rendimenti di titoli di Stato e azioni. Questa, in sintesi, la «dritta» di Mario Spreafico, responsabile investimenti di Schroders Italia, sempre attento a inquadrare le prospettive degli strumenti finanziari su uno sfondo di macroeconomia ed economia reale.
Il titolo di queste pagine è: guadagnare con la ripresa, ma senza rischiare. Secondo lei, si può? È il momento giusto?
«Sì, a mio avviso il momento è propizio. Con un’avvertenza: bisogna tenere lungo l’orizzonte temporale».
Perché?
«Nel mercato finanziario i pericoli sono sempre in agguato, lo insegna la storia».
La crisi è superata, come dicono in tanti?
«Questo tipo di crisi è superata».
Cioè?
«Quella provocata da un utilizzo eccessivo del debito. Non è detto che, una volta ritrovato l’equilibrio, non ci possano essere altri elementi di perturbazione. Ricordiamocelo: è stata una delle peggiori crisi della storia. Le Borse oggi festeggiano la ripresa, ma gli indicatori dell’economia reale sono ancora negativi. Ci si può anche chiedere se non stiano brindando con troppo anticipo».
Che cosa suggerisce al risparmiatore in vena d’investimenti?
«Di osservare i tassi d’interesse, più bassi dell’inizio degli anni Duemila, quand’erano già bassi. Allora molti si lamentavano che i titoli di Stato non rendevano nulla, e fecero scelte rischiose, preferendo la Borsa e prodotti derivati».
E oggi?
«Appunto: evitare l’errore di lanciarsi sui mercati senza paracadute».
Qual è il paracadute?
«Il titolo di Stato».
Ma i Bot a tre mesi rendono lo 0,46%, al massimo riparano dall’inflazione.
«È vero, la gente vuol tenersi liquida perché, dice, “non si sa mai”. Eppure i Btp decennali rendono il 4,3% all’anno, i trentennali vanno sopra il 5%».
Sul lungo periodo si profila però un rischio inflazione non ancora precisamente valutabile.
«Infatti i rendimenti del lungo periodo scontano i possibili rischi. Pensi al mutuo a tasso fisso per una casa: è distante dall’Euribor. E poi, il mercato dei titoli di Stato è uno dei più liquidi al mondo. Da un punto di vista economico, la ricetta individuata dai governi per far ripartire la ripresa è legata agli investimenti in infrastrutture, che sono tipicamente investimenti di lungo termine, finanziati con titoli a lungo termine. Le cui emissioni non potranno che aumentare».
Vede altre opportunità, col panorama di oggi?
«Sì, una in particolare, che non è stata ancora messa nel giusto fuoco: a queste quotazioni di Borsa, i titoli difensivi, che hanno sempre fatto una politica di dividendi popolare, renderanno sempre di più a chi li acquista con l’ottica del cassettista. Già quest’anno società di energia e utilities hanno reso il 5, il 6, anche l’8%».
Molto più di un titolo di Stato.
«Certi gruppi hanno solidità indiscusse e business inattaccabili: il livello di rischio è estremamente basso anche se si tratta di azioni quotate in Borsa.

Il principio è che entrando a un prezzo conveniente, i rendimenti non potranno che crescere».

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