Gianni Pennacchi
nostro inviato a Padova
Con gli occhi velati dalla commozione seguiva sui fogli della relazione distribuita in anticipo ai giornalisti, le ultime battute di quanto Daniele Capezzone stava declamando alla tribuna da un'ora e quaranta minuti. «Sono caz... sono affari tuoi, perché io non me ne vado», leggeva il segretario uscente. E lui stupito, ai militanti che gli sedevano accanto poiché aveva preso posto in platea: «Oh, aveva già scritto così: sono caz... sono affari tuoi». La commozione gli montava insieme all'orgoglio, sino a toccar l'apice nel leggere ed ascoltare il giovane che terminava invitando i giornalisti a «non esagerare con Crono che divora i suoi figli», per tre «buone ragioni: che io non ho alcuna intenzione di essere divorato, che sono discretamente indigesto, e che, anche se fosse vero che Crono ha di nuovo fame, troveremo il modo di impegnarlo in un provvidenziale Satyagraha, lasciandolo a bocca asciutta». Era dunque un trionfante e soddisfatto Giacinto Pannella detto Marco, quello che ieri sera alla Fiera di Padova approvava il discorso di Capezzone con tali parole: «Ottima relazione, di un ottimo politico, di un ottimo radicale».
Amen, tarallucci e vino almeno in questo primo giorno di 5° congresso dei Radicali italiani - ma l'80° circa della loro storia, a memoria di cronista - che si concluderà domenica con l'elezione a segretario di Rita Bernardini, dolce angelo del ciclostile, radicale e pannelliana sin da ragazzina. Chi sperava nello scontro, nelle staffilate e nel veleno quale seguito obbligato dell'infuocata riunione di direzione della settimana scorsa, è rimasto deluso. Per ora, è bene ripetere, perché nelle faccende radicali i colpi di scena son la regola. Però un tal finale di pace s'era già intravisto due ore prima, allorché Capezzone stava guadagnando la tribuna coi suoi 19 fogli da declamare ed è stato improvvisamente agguantato dalla «iena» Enrico Lucci che se l'è trascinato via portandolo giù in platea, sino a gettarlo tra le braccia di Pannella. «Pannellò, abbraccialo, dàje» li spingeva; «lascia perde 'sto regazzino, lascialo perde, non te lo dico più» provocava mentre i due sorridevano imbarazzati. E nel grande corridoio centrale Nicolino Tosoni, veterano dei congressi radicali, incitava: «Devono consumare! Devono consumare!».
Applausi dei presenti, 256 persone in tutto compreso il banco di presidenza (Emma Bonino, Capezzone e Bernardini, Sergio D'Elia, la vedova Concioni), giornalisti, fotografi e pompieri. Le turbe di «saccopelisti» e gli ostelli zeppi di militanti auspicati da Pannella come onda di ritorno del clamore suscitato dagli scazzi in trasparenza internet, non si son visti. Anzi, i più giovani tra i partecipanti avevano volti da quarantenne, segno forse che la crisi della militanza giovanile tocca ormai anche i radicali. Però anche qui non è detto, se gli iscritti (tutti con diritto di voto al congresso) sono 1.700 (tessera a 200 euro) è probabile che i più avessero da fare ieri, giungeranno domani. E se Pannella - ma a 77 anni si può esser nostalgici - li sogna in sacco a pelo, dormiranno comunque negli alberghi che qui non son cari per via dei devoti del Santo.
E veniamo alla relazione di Capezzone, che ha ribadito tutte le sue critiche al governo, all'Unione, alla Rosa nel pugno, allo Sdi e alla timidezza dei suoi compagni, ma senza operare nemmeno uno strappo, seppur minimo. «Tanto per capirci subito: io non propongo l'uscita dal governo, o un voto di sfiducia, come non propongo l'abbandono del progetto della Rosa nel pugno», ha messo in chiaro. Ancora: «Io non propongo l'uscita dalla maggioranza, o uno scatto di nervi, o un colpo di testa». Così sul fronte interno: «Io non mi ricandiderò alla segreteria, e sono favorevole, scandisco fa-vo-re-vo-le, al ricambio», scritto e fedelmente letto. Rita poi, «sarà un'ottima segretaria: sono determinato, da militante, a dare e darle una mano, se vorrà».
Insomma, Capezzone non se ne va, ha detto guardando Pannella.
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