Illegali alcune intercettazioni del pm Woodcock

La procedura ripetuta più volte dal sostituto procuratore

Anna Maria Greco

da Roma

La nota riservata della Procura generale presso la Cassazione, che annuncia al Csm l’istruttoria disciplinare nei confronti del sostituto procuratore di Potenza Henry John Woodcock, è datata 9 maggio 2006. Per avere più volte intercettato le conversazioni di alcuni indagati con i loro avvocati, si afferma, il Pm ha «gravemente violato le norme di correttezza e serenità richiamate dal codice deontologico» e con questo reiterato comportamento «si è reso immeritevole del decoro e del prestigio di cui deve godere il magistrato».
Un atto d’accusa pesante, per il procuratore sul quale in questi giorni si sono accesi i riflettori, ancora una volta, per la clamorosa inchiesta che ha portato all’arresto di Vittorio Emanuele di Savoia.
Il Procuratore generale della Suprema Corte, Mario Delli Priscoli, informa il Csm di aver già comunicato, il 27 aprile, al ministro della Giustizia di aver deciso di procedere in sede disciplinare contro Woodcock.
Quali sarebbero le colpe del Pm? Il 15 aprile 2003, dice il documento, il magistrato incaricato delle indagini interrogava Orazio Colangelo e, a un certo punto, sospendeva il colloquio facendo accomodare l’indagato e il suo difensore, l’avvocato Sergio Lapenna, nella biblioteca della Procura. Lì i due parlavano liberamente, senza sapere che il pm aveva stava intercettando la conversazione.
«Tale comportamento- si legge nell’atto ufficiale- il dottor Woodcock ha ripetuto anche nei confronti di altri soggetti indagati e dei rispettivi difensori (ancora non individuati)». Queste altre intercettazioni (forse anche telefoniche) sono successive: risalgono all’11 aprile 2005, tra le ore 9,10 e 18,15. E fanno pensare che quella del procuratore di Potenza non sia una caduta isolata ma una disinvolta abitudine.
Dopo l’anticipazione del Giornale, martedì 20 giugno, dell’azione disciplinare in corso in Cassazione, Woodcock ha fatto un salto a Roma ed è andato a palazzo de’ Marescialli per informarsi al riguardo. Alla Prima commissione, competente per i trasferimenti d’ufficio, gli è stata confermata la notizia. Ma anche che il Csm, da parte sua, non si è ancora mosso, pur essendo stato informato già da tempo della vicenda. Come è stato comunicato al Quirinale quando ha chiesto il dossier delle pratiche su Woodcock, infatti, il Consiglio aveva ricevuto quest’anno dal Procuratore generale di Potenza un rapporto sulle denunce di intercettazioni telefoniche su difensori di indagati «nell’espletamento del proprio mandato difensivo». Veniva trasmessa anche la nota del 27 ottobre 2005 del Consiglio direttivo della Camera penale di Basilicata, inviata al presidente dell’Unione camere penali italiane, Ettore Randazzo. Una protesta sonora degli avvocati che, però, a palazzo de’ Marescialli non ha smosso nessuno. La Prima commissione avrebbe potuto agire autonomamente, avviando un’istruttoria per accertare se c’erano state violazioni e se nella Procura si erano create tensioni tali da valutare un trasferimento d’ufficio per incompatibilità. Non ha ritenuto di farlo. Mentre la Procura generale presso la Cassazione ha valutato diversamente l’esposto. La Commissione disciplinare del Csm si muoverà solo se le conclusione dell’istruttoria della Suprema Corte saranno a sfavore del Pm. Sempre che la Prima commissione non prenda intanto l’iniziativa amministrativa, correggendo la linea finora tenuta.


D’altronde, la richiesta al Csm di un’informativa su Woodcock del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che è anche numero uno dell’organo di autogoverno delle toghe, è stata la conseguenza di un’interrogazione parlamentare del senatore a vita Francesco Cossiga, che chiedeva notizie proprio sui provvedimenti del Csm nei confronti del magistrato di Potenza, parlando anche di «insabbiamento».

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