La sostenibilità ambientale ed economica delle attività produttive è una delle questioni più attuali della storia industriale degli ultimi anni e lo sarà ancor di più in futuro. Per quanto riguarda il settore nautico, nella maggior parte dei Paesi industrializzati non esistono procedure e programmi per definire la destinazione del prodotto-imbarcazione che raggiunge la fine della propria vita utile.
Lattenzione che la comunità internazionale sta ponendo da tempo su questi temi porta ad anticipare strategie e guidare scelte normative a breve termine. Ucina sta sviluppando alcuni progetti, anche basati su accordi con istituzioni pubbliche - quali Cnr e Università di Genova - con lobiettivo di affrontare la tematica ambientale e gestionale nella maniera più completa possibile.
Il tema è ritenuto di grande importanza e la sua evoluzione progettuale permetterà alla nostra industria di affrontare questo argomento in modo innovativo. Questo ci consentirà, inoltre, di essere in linea con la direttiva europea 98-2008 (da recepire entro fine anno) che prevede lobbligo di individuare una «gerarchia dei rifiuti» e di attuare misure volte a incoraggiare le opzioni con il miglior risultato ambientale complessivo.
Alcune nazioni hanno già affrontato la questione del termine della vita utile dei prodotti della nautica in Frp; in molti casi, però, non si è andati oltre la riduzione volumetrica dei manufatti; si è riusciti cioè a produrre inerti di Frp da interrare o da bruciare, o infine a riutilizzarli come riempitivi in nuovi conglomerati.
La nostra ipotesi tende invece a massimizzare i risultati della ricerca italiana che ha sperimentato presso lIctp-Cnr di Pozzuoli in materia di Waste Shelt Mouldig Compound prima il brevetto «Polyfem» (Polymer Fillers Emulsified Materials) e poi con quello della «Cold Plast» la possibilità di riciclo del Frp attraverso lutilizzo del suo macinato allinterno di un composto con altre polveri o emulsioni di polimeri, quali il polistirolo, per la creazione di un materiale termoplastico utilizzabile in nuovi processi industriali. Lobiettivo di Ucina è trasformare un obbligo etico e legislativo (trattamento di fine vita) in nuova opportunità di sviluppo e salvaguardia. Il progetto, quindi, tende a costruire un sistema basato sull ipotesi che tutto il materiale utilizzato sia riutilizzato o riciclato evitando la procedura dello smaltimento. Se tale sistema sarà realizzato, la dismissione dei prodotti sarà possibile a costi contenuti, attivando così una più semplice sostituzione dei prodotti obsoleti e favorendo una nuova filiera che svilupperà ricchezza, e occupazione.
La rete sistemica sarà basata sullutilizzo di sinergie con vari settori (logistica, riciclo e trattamento rifiuti), con la possibilità di liberare i cantieri - e il territorio - da un pesante fardello a condizioni economico-ambientali sostenibili. Nel processo entrano in gioco almeno quattro problematiche: gli scafi abbandonati, quelli prossimi alla dismissione; quelli in costruzione e di prossima costruzione.
Ciascuno dei casi va affrontato sotto il profilo tecnologico e produttivo dello sviluppo di tecnologie, impianti e logistica di riciclo-valorizzazione del riciclato o ricondizionamento-rifunzionalizzazione delle imbarcazioni a seconda del loro stato di degrado, con lobiettivo strategico di ridurre la dimensione immediata del problema.
In particolare, per gli scafi di prossima progettazione, lobiettivo è quello di una riconfigurazione nella concezione delle imbarcazioni e di una revisione del processo produttivo in modo da favorire la loro dismissione attraverso ladozione di criteri di «design for recycling», in analogia a quanto già praticato in altri settori tra cui, ad esempio, quello automobilistico.
La nostra interpretazione, il nostro proponimento, è quindi quello di riuscire a individuare un migliore piano sistemico allinterno del quale si possa effettivamente riprodurre dal «nobile e complesso rifiuto» nuova ricchezza e nuovo lavoro nel più ampio rispetto ambientale.
* architetto,
consigliere delegato Ucina
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