Imbottiti di cocaina rapinavano i tassisti

Alessia Marani

Avrebbero già ammesso anche di avere premuto il grilletto contro Filippo Spugna, il tassista di 51 anni, ridotto in fin di vita da una pallottola calibro 7,65 sparata a bruciapelo contro di lui da una coppia di balordi rapinatori la notte tra il 15 e il 16 dicembre a Settecamini. L’uomo, ferito alla scapola destra, lotta ancora tra la vita e la morte in un letto di Terapia Intensiva dell’ospedale Sandro Pertini. Ieri, l’arresto dei presunti «tiratori». Imbottiti di cocaina, disposti a tutto pur di fare soldi per «svoltare» la roba e magari passare un Natale da veri «signori», D. S. disoccupato di 27 anni e W. D. L., autotrasportatore 36enne, entrambi incensurati e residenti a Tivoli, dall’inizio del mese avevano dato vita a una crescente e atroce escalation di colpi a tassisti di Roma e provincia. Colpi rigorosamente a mano armata; quasi sempre lo stesso il modus operandi: uno, ben vestito, fare distinto, saliva sul taxi di turno, comunicava al conducente la destinazione, ma arrivati, al momento di far i conti, anzichè pagare, estraeva la pistola. «Un fare da ossessi - come hanno riferito di volta in volta le vittime agli investigatori -. Criminali su di giri che urlavano come pazzi di consegnare denaro, telefonini, carte di credito, le chiavi dell’auto. Veri folli». Talmente pazzi da mettere in pericolo persino se stessi, come accaduto nel corso di una rapina. «Quando - spiega il capitano Michele Piras della compagnia dei carabinieri di Tivoli, un passato nell’antirapina a Palermo - uno di loro ha persino aperto il fuoco dall’interno contro il parabrezza. Un gesto rischiosissimo, visto che una scheggia del vetro avrebbe potuto colpirlo». Sono sette, complessivamente, le rapine che gli inquirenti attribuiscono alla coppia tiburtina. La prima il 12 dicembre in via Stanislao Cannizzaro, a Ponte Mammolo. Seguono, quindi, quella del 13 dicembre nei pressi della stazione ferroviaria Tiburtina, quella del 14 in via Galbani, a Casal dei Pazzi, due tra il 15 e il 16 dicembre in piazza di Cinecittà e in via Cerchiara, a Settecamini, quella del 18 dicembre nella zona di San Basilio e l’ultima martedì scorso in viale della Serenissima. Una sequela impressionante. I tassisti chiedono a gran voce misure di sicurezza. La questione diviene argomento all’ordine del giorno dell’ultima riunione del comitato prefettizio per l’ordine e la sicurezza pubblica. Centinaia di autisti di vetture bianche minacciano di sospendere il servizio notturno. Ma i carabinieri di Piras non si danno per vinti. Lavorano minuziosamente, raccolgono ogni elemento utile all’inchiesta. Bisogna scovare i colpevoli, feroci rapinatori che hanno già dimostrato di potersi trasformare in feroci assassini. Ci sono i bossoli di 7,65 ritrovati. Le tracce delle cellule attivate dai telefonini rubati. Le testimonianze delle vittime. Gli identikit. Poi ci sono le «dritte» quelle giuste che vengono dagli ambienti della bassa criminalità locale. Si fa il giro per capire chi potrebbe assumere la droga come «carica» prima di entrare in azione, chi ha acquistato un’arma al mercato nero. Il cerchio dei sospetti si stringe. Ormai i militari sono sulle tracce di D. S. e W. D. L.. Quando giovedì notte tentano l’ennesima rapina in via Ojetti, a Guidonia, il blitz. D. S. e W. D. L. a bordo della Punto del primo arrivano a Talenti. D. S. scende prende dal cofano il «pezzo», lo nasconde nella giacca. L’altro si mette alla guida mentre il compare chiama un tassì. I carabinieri intervengono. Piras affronta D. S. che getta l’arma e dice: «Ok. Vi aiuto».

Il complice tenta la fuga, sperona persino un’auto civetta, ma alla fine viene preso. «Speriamo che Spugna possa presto parlare - aggiunge il colonnello Marco Minicucci del Reparto di Frascati - e riconoscere i suoi aggressori».

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