Immigrati, le leggi tedesche sono un esempio da seguire

In Germania, con il voto favorevole sia dei democristiani della Cdu che dei socialisti della Spd, sono da poco entrate in vigore norme in forza delle quali gli stranieri che aspirano a ottenere la cittadinanza del Paese devono superare una prova di conoscenza della lingua tedesca e frequentare un corso di educazione civica con esame finale. Inoltre, se non incensurati, non devono aver subito condanne pari o superiori a 90 giorni di carcere.
Sarebbe interessante vedere che cosa accadrebbe in Italia se si provasse a far passare norme del genere. In nome di una solidarietà astratta e ideologica, che tra l'altro a lungo andare gioca innanzitutto contro i suoi presunti beneficiari, da noi si punta invece a rendere sempre più automatica la concessione della cittadinanza collegandola soltanto a fattori puramente formali. Pretendendo di dare così prova di grande magnanimità in effetti si creano le condizioni perché si formi un gruppo sociale costituito da inclusi-esclusi destinato (come già dimostrano le esperienze francese e inglese) a trasformarsi in una polveriera sociale e in un brodo di coltura di terroristi.
Anche se il loro disagio non giunge per fortuna a tali estremi, è molto significativo il caso dei figli dei circa 600mila italiani emigrati in Germania. Tra di loro il tasso di disoccupazione è del 5-7 per cento maggiore di quello che si registra tra i tedeschi della stessa età. Dal 2005 possono avere la doppia cittadinanza e molti ce l'hanno, ma anche quando lavorano restano dei «tedeschi» con mansioni e con trattamenti economici marcatamente inferiori a quelli dei tedeschi senza virgolette. Come mai? Perché in genere non parlano bene il tedesco e anche perciò escono dalla scuola poco preparati e poco qualificati.
Stando così le cose, la loro pseudo-integrazione diventa un handicap. Sulla carta sono cittadini come gli altri, con aspettative e aspirazioni in termini di reddito non diverse da quelle degli autoctoni. In realtà finiscono di stare peggio che se fossero dei classici immigrati. Se tutto questo accade nel caso degli italiani che, in quanto cittadini di un altro Paese dell'Ue, sono in certo modo dei semi-stranieri, ci si può immaginare che cosa succeda con i figli nati in Germania di immigrati turchi o afro-asiatici.
Con le nuove norme di cui si diceva in Germania si sta cominciando a correre ai ripari, essendo chiaro che si è solo alla prima tappa di un processo che per avere effetti significativi deve estendersi anche a coloro che, pur essendo già cittadini, rientrano ugualmente nel novero degli inclusi-esclusi.

Alla luce di tutto ciò l'intenzione del governo Prodi di arrivare alla concessione automatica della cittadinanza al cittadino straniero nato in Italia appare con chiarezza per quello che è: nient'altro che un segno di irresponsabilità e di incompetenza.

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