Roma Onorevole Alfredo Mantovano, Berlusconi la ha pregata di tornare nel governo e il ministro Maroni le ha chiesto scusa. Ritira le dimissioni da sottosegretario agli Interni o no?
«Guardi, non si tratta di una questione personale né soggettiva. Io ho ringraziato il premier per l’affetto che mi ha voluto manifestare, e sono grato al ministro Maroni per la stima che ha espresso nei miei confronti. Ma il problema oggettivo che mi ha portato alle dimissioni resta, e come spesso accade va fatta una distinzione tra il casus e la causa».
Vuol dire che la questione Manduria è il casus ma non la causa?
«Esattamente: la tendopoli di Manduria è, come ho fatto notare da subito, un problema non da poco. E le immagini che arrivano da lì mostrate dai telegiornali in queste ore lo testimoniano. Ma la causa è la gestione complessiva dell’emergenza clandestini».
Perché, secondo lei il governo non la ha gestita nel modo opportuno?
«Mi lasci fare due premesse: va rispettato e riconosciuto il lavoro enorme compiuto dalle forze dell’ordine in questi mesi di emergenza. E quanto al ministro degli Interni non posso che essere grato per lo splendido rapporto di lavoro che abbiamo avuto in questi tre anni. Ma questo non può cancellare l’oggettività di alcuni problemi».
Quali problemi, onorevole Mantovano?
«La gestione dell’emergenza è stata in parte condizionata da una questione di carattere ideologico. Che si può riassumere brevemente con la icastica frase di Umberto Bossi: “föra di ball”. Il cui corollario, per me inaccettabile, finora è stato: tutti al Sud».
Sta dicendo che per colpa della Lega c’è stata una penalizzazione delle regioni meridionali?
«Sì, e non lo dico per campanilismo. Come ha ricordato il capo dello Stato, nelle emergenze il carico va ripartito in modo equilibrato sul territorio, da nord a sud. E invece ci sono tre regioni italiane che da tempo sopportano oltre il 60 per cento della concentrazione dei centri di smistamento degli immigrati: Sicilia, Puglia e Calabria. Questo avrebbe dovuto consigliare, in presenza di una nuova grande emergenza, di caricare di minore pressione le regioni già più impegnate. E invece Sicilia e Puglia sono state addirittura penalizzate».
Il governo però annuncia che saranno aperti campi di accoglienza anche al centro e al nord, ha sentito?
«Sì, ho sentito la promessa di aprirne anche in Piemonte e Toscana: aspetto di vederli concretamente operativi».
Berlusconi andrà lunedì in Tunisia a parlarne con il governo. Si aspetta risultati?
«È un passaggio obbligato e necessario. Fino a qualche mese fa l’accordo col governo tunisino ha funzionato, poi il tappo è saltato con le rivolte. Ora è importante ripristinare degli accordi, anche se non sarà facile vista l’instabilità di quel Paese. Ma dobbiamo essere consapevoli che non basta la firma di un’intesa per avere dei risultati: ci vorranno settimane per veder diminuire i flussi. E se gli arrivi finora ammontano a 20mila clandestini, e questo trend continua, il rischio è che ne arrivino altre migliaia. E nel frattempo che facciamo? Servono subito strumenti».
Quali?
«Una dislocazione meglio ripartita dei migranti serve anche a controllare meglio i centri, e ad impedire fughe di massa come quelle cui stiamo assistendo. E poi serve uno strumento di emergenza come la protezione umanitaria prevista dall’articolo 20 della Bossi-Fini: un permesso di soggiorno provvisorio di sei mesi che consente ai migranti di circolare in tutta l’area Schengen.
Onorevole Mantovano, a quali condizioni tornerebbe nel governo?
«Tre: una tendopoli in ogni regione italiana, un controllo stretto su tutti i centri e la piena attuazione di quell’articolo 20».
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