Roma

Immobile comunale, officina clandestina

Strana storia, quella dei due capannoni via di Valle Bagnata, sulla via Prenestina. Tolti alla criminalità per essere «restituiti alla collettività», alla fine sono stati comunque utilizzati per scopi illeciti.
Quei duemila metri quadrati con due immobili erano di proprietà dell’ex cassiere della banda della Magliana, Enrico Nicoletti. L’appezzamento di terreno e i capannoni industriali gli vennero confiscati nell’ormai lontano 1996, e nel 2002 il demanio diede il suo placet per il trasferimento della proprietà al Campidoglio, guidato da Walter Veltroni.
Il comune pensava di piazzarci gli uffici del servizio elettorale. Ma, una volta verificato che i capannoni erano a cielo aperto, e quindi poco adatti alla bisogna, si decise infine di affidarli al Servizio giardini per «utilizzarlo come deposito magazzino per le esigenze del Dipartimento X», come si legge sia nell’ordinanza del sindaco n° 15 dell’11 marzo 2004 che nel verbale di assegnazione che formalizza l’ordinanza, siglato l’8 febbraio 2005 con il numero di protocollo 3119.
Ma proprio scorrendo quest’ultimo documento viene fuori che, contestualmente, il Servizio giardini gira l’immobile («provvisoriamente» e «in detenzione precaria», in attesa dell’assegnazione definitiva) alla Euroservizi, una cooperativa sociale che si occupa di manutenzione e potatura di alberi proprio per conto del X dipartimento. A firmare in quella mattina di febbraio di 4 anni fa c’è l’amministratore unico di Euroservizi, Antonio Passerelli, insieme al suo socio Paolo Martella.
Il primo era - fino a novembre 2008, quando si è dimesso - componente del Cda dell’Ama, in quota Prc. Il secondo è stato candidato alle ultime elezioni nella lista Sinistra Arcobaleno per Rutelli sindaco. La cooperativa, in quei capannoni sequestrati a Nicoletti, avrebbe dovuto produrre pellet per riscaldamento utilizzando i materiali di scarto della potatura. Sul tema, tra l’altro, proprio l’Euroservizi il 30 novembre del 2007 organizzò - con Passerelli tra i relatori - un convegno all’università Roma Tre.
Fatto sta che all’inizio di quest’anno il Campidoglio, nel frattempo amministrato da Gianni Alemanno, avvia un monitoraggio del patrimonio immobiliare. Esaminando il fascicolo di quell’assegnazione, salta fuori che la Euroservizi ancora a novembre del 2007, ossia 30 mesi dopo aver ricevuto i due capannoni, scriveva al comune per lamentare il mancato affidamento definitivo del bene immobile «poiché persiste - scriveva la cooperativa - uno stato di fatto del bene da noi custodito, in continuo ammaloramento». Emerge inoltre che uno dei capannoni negli ultimi anni è stato utilizzato come deposito giudiziario, tanto da aver «ospitato» anche alcune aste. Ma a che titolo, se quel terreno è del servizio giardini?
Il dieci febbraio scorso, appunto per capirci qualcosa di più, la polizia municipale svolge un sopralluogo. I due agenti «inviati» sul posto, però, non vedono l’ombra di un pellet, e anzi descrivono le strutture come «fatiscenti», confermando la presenza di rottami e materiali per carrozzeria. Il Campidoglio, a quel punto, scrive all’Euroservizi per revocare l’affidamento del bene e riconsegnare i capannoni al servizio giardini. E la polizia municipale giovedì scorso torna in via di Valle Bagnata.
Qui arriva la vera sorpresa. Su parte del terreno c’è in effetti un deposito giudiziario all’aperto. Ma il «meglio», si fa per dire, arriva nell’altra struttura, sulla cui facciata fa bella mostra di sé un’insegna in plastica con la scritta «Euroservizi». La struttura è occupata da un’officina di carrozzeria in piena attività. Tra sportelli, pezzi di ricambio e motori interi, targhe, c’è anche un’automobile che risulta rubata il giorno precedente.
Il tutto, val la pena di sottolinearlo nuovamente, all’interno di una struttura di proprietà del comune. Il titolare dell’officina, O.C., finisce denunciato insieme al figlio per violazione della legge sul riciclo degli oli esausti, appropriazione indebita e ricettazione.

Resta da capire il vero giallo: come è possibile che l’uomo sia finito a lavorare lì dentro.

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