Immobili pubblici e spese nel mirino di Tremonti

I titoli di Stato portoghesi superano la temutissima prova mercato; e il buon successo dell’asta rasserena i mercati e fa tirare un sospiro di sollievo all’Europa. I bond lusitani per 599 milioni di euro con scadenza 2020 sono stati collocati al 6,716%, contro il 6,806 dell’asta di novembre. «L’asta è stata un chiaro successo», commenta il ministro delle Finanze Fernando Teixeira Dos Santos. La domanda è stata più che tripla rispetto all’offerta. Ma il titolo a scadenza 2014 ha dovuto offrire un rendimento più elevato rispetto a novembre (5,396% contro 4,041%).
Considerando i timori della vigilia, si tratta di un eccellente risultato, festeggiato dalle Borse europee che hanno chiuso ai massimi da 24 mesi. Migliori piazze Madrid (+5,42%), Atene (+5,95%) e Milano (+3,82%). Ma anche Lisbona ha fatto segnare un progresso del 2,59%. Rialzi più contenuti a Parigi (+2,15%), Francoforte (+1,83%) e Londra (+0,61%). In particolare evidenza a Milano il comparto bancario, con Intesa che sfiora un rialzo del 10% e Unicredit che segna un +9%. L’euro ha chiuso a 1,31 dollari.
L’esito del collocamento dei bond portoghesi sembra allontanare, anche se non ancora scongiurare, la possibilità che Lisbona debba rivolgersi alla Ue e al Fondo monetario per ottenere aiuto. «Siamo nelle condizioni di finanziarci sui mercati, gli aiuti esterni non sono necessari», chiarisce Teixeira Dos Santos. Lo spread fra titoli tedeschi e portoghesi è sceso sotto i 400 punti base, gli spagnoli fanno segnare un differenziale di 241 punti e gli italiani 177 punti base. «L’Italia non è la Spagna sia sotto il profilo economico che finanziario», rileva il direttore generale del debito pubblico, Maria Cannata. Infatti l’Europa non ci chiede misure aggiuntive, come conferma il portavoce del commissario Olli Rehn.
Fin qui i mercati. Ma si muove anche la politica. Al prossimo Eurogruppo-Ecofin i ministri finanziari discuteranno il possibile incremento del fondo «salva-Stati» da 750 miliardi di euro. Il presidente della Commissione Manuel Barroso e Rehn spingono per un rafforzamento del fondo per rispondere ai bisogni dei Paesi euro, «ma anche - spiega Rehn - per dare ai mercati una forte garanzia della stabilità dell’Eurozona». Il Fmi, che partecipa con 250 miliardi al meccanismo, propone un raddoppio della propria quota e di quella dei paesi euro (da 440 a 880 miliardi di euro). La questione è stata discussa ieri dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal managing director del Fmi Dominique Strauss-Kahn in un incontro a Berlino. La Merkel avrebbe assicurato che la Germania è pronta a fare tutto il necessario per sostenere l’euro.
Il progetto di rafforzamento dell’European financial facility potrebbe prevedere l’acquisto diretto di titoli pubblici sul mercato secondario, così come avviene con la Bce. Nessuna ristrutturazione del debito per i Paesi in difficoltà.

Allo stesso tempo verrebbero rafforzate le prescrizioni sui bilanci pubblici dei Paesi euro. «È questa la priorità assoluta», chiarisce Rehn. Una decisione potrebbe essere presa nel Consiglio europeo del prossimo 4 febbraio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica