Politica

Immobili tartassati

Il maxiemendamento del Governo modifica il decreto Bersani-Visco nella parte che riguarda la tassazione degli immobili e prevede che le società potranno scegliere se restare - come prima della manovra - nel regime Iva. In tal caso, le relative compravendite saranno soggette alle imposte ipotecaria e catastale nella misura complessiva del 4%; per i fondi immobiliari - però - tale misura viene ridotta alla metà (2%). Quanto alle locazioni, la scelta per il mantenimento del regime Iva comporta l’applicazione dell’imposta di registro all’1%. In buona sostanza se si vuole mantenere la neutralità dell’Iva si debbono pagare tre diverse e nuove imposte a seconda della fattispecie.
Il maxiemendamento governativo accoglie, in alcuni casi parzialmente, alcune proposte correttive della Confedilizia, specie in materia di locazioni. Ciò non toglie che l’immobiliare abbia registrato, con questa manovra, un attacco senza precedenti, scontando la rottura della rappresentanza del settore realizzata da soggetti non credibili perché volti alla conservazione di privilegi, con una politica e approcci che si sono peraltro ritorti anche contro di loro, nuocendo comunque a tutti. La riduzione delle imposte ipotecaria e catastale per i fondi immobiliari rispetto agli altri operatori del settore è poi uno scontato (e largamente previsto) omaggio che si è voluto fare ai poteri forti e che aggrava ulteriormente la discriminazione che già a questo proposito caratterizza il settore. Sempre più si impone una riconduzione ad equità (oltre che ad unità) della politica fiscale governativa a proposito degli immobili, che guardi davvero all’interesse generale e, in particolare, alla diffusione della locazione (anziché alla sua penalizzazione) nonché alla difesa della proprietà privata non speculativa.
I potenti fondi immobiliari sono stati serviti a dovere. Già vivevano in un’area di privilegio. Per tali soggetti, infatti, la rendita fondiaria non è tassata, e sono previste altre forti agevolazioni fiscali rispetto alla proprietà immobiliare ordinaria. Col maxiemendamento i fondi sono stati dunque ulteriormente privilegiati rispetto ad altri operatori. Ma dove sta l’equità? L’equità non è né sopra né sotto il 3 o il 2%. Equità significa, anzitutto, condizioni uguali per chiunque operi nel settore. Il mercato non funziona con regole zoppe. E, soprattutto, regole zoppe non creano, ma distruggono, ricchezza, e opportunità. Sia per i risparmiatori che per gli investitori. La Confedilizia non ha colpe da scontare e nessuna cattiva coscienza da riscattare.

Chiede per questo al Governo che l’equità passi dal livello della predica a quello dei fatti concreti.
* presidente Confedilizia

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