Firenze - Gli organi espiantati da una donna di 41 anni, sieropositiva, sono stati impiantati su tre pazienti toscani. Un errore umano, all'origine dell'incidente giudicato dai sanitari "un evento estremamente grave", avvenuto all'ospedale fiorentino di Careggi. All'origine del tragico errore ci sarebbe un'errata lettura dei dati clinici dell'espiantato da parte di un biologo. A rendere noto il fatto, a poche ore dall'emergere dell'errore, sono stati il direttore dell'Organizzazione toscana trapianti, Franco Filipponi, e il direttore sanitario dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi Mauro Marabini.
L'errore I tre organi, fegato e reni, erano stati espiantati nei giorni scorsi all'ospedale di Careggi da una donna morta per una emorragia cerebrale che, secondo i sanitari, era quasi sicuramente all'oscuro di essere sieropositiva. La storia clinica della donna, i cui familiari hanno consentito l'espianto, era risultata compatibile con una eventuale donazione. Quanto agli organi, dalla visione macroscopica e bioptica, erano risultati in ottime condizioni e perfettamente funzionanti. Buono anche il risultato dell'esame ematochimico, mentre quell'errata trascrizione ha trasformato un esame positivo all' Hiv in negativo.
Contagio "Elevata", secondo i sanitari la probabilità che i tre pazienti impiantati siano contagiati dal virus dell'Hiv. Attorno a loro è stato subito attivato un un cordone di protezione della privacy e sono state immediatamente avviate le terapie farmacologiche atte a ridurre il rischio di sieroconversione. Quanto al dirigente biologo che ha commesso l'errore, potrebbe essere perseguito solo di querela di parte. Un eventuale procedimento amministrativo a suo carico, è stato detto, potrebbe esser preso solo a conclusione di una verifica sulla passata e presente attività del laboratorio.
Un anno di attesa Non si potrà sapere prima che sia trascorso almeno un anno dall'impianto se i tre pazienti che hanno ricevuto organi da una donna sieropositiva siano stati contagiati dal virus dell'Hiv. È quanto è stato spiegato nel corso della conferenza stampa indetta dall'azienda ospedaliera-universitaria di Careggi. "La probabilità di un contagio è elevata - ha detto Filipponi - anche se gli organi che vengono impiantati non portano con sé sangue, ma il virus può sempre essere presente e quindi trasmesso in alcune cellule in questo caso dai linfociti". I tre pazienti trapiantati sono stati comunque subito sottoposti alla terapia preventiva prevista dal protocollo condiviso e saranno monitorati per la valutazione di una eventuale sieroconversione.
"«Inoltre - è stato detto - i farmaci utilizzati contro il rigetto da trapianto hanno anche un' azione retrovirale. I tre pazienti comunque, uno dei quali affetto da tumore al fegato - è stato assicurato - non rischiano la vita, anche in caso di contagio la sopravvivenza offerta dai farmaci è paragonabile all'exursus vitae».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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