Una banca non deve soltanto intermediare il denaro o, come tanto si dice di questi tempi, alimentare la speculazione sui mercati finanziari. Una banca deve anche trasmettere la cultura del denaro e dell'impresa e accompagnare la propria clientela verso attività più evolute. In questo senso va letta l'iniziatiova presentata oggi da Unicredit, che ha avviato un progetto di formazione sul mercato cinese dedicato ai piccoli e medi imprenditori italiani, in particolare a quelli del Nord.
La Cina ha il più alto tasso di crescita del Pil (8,6% all’anno fino al 2015) e un mercato con oltre 1 miliardo di consumatori, e rappresenta senza dubbio un mercato fondamentale per le imprese italiane che intendono aumentare il proprio giro d’affari attraverso strategie di internazionalizzazione. In quest’ ottica è stata, appunto, pensata “Destinazione Cina”, la nuova iniziativa promossa e organizzata da UniCredit per sostenere le imprese italiane che vogliono implementare o potenziare l’attività di export verso la Cina, presentata a Milano alla presenza di Roberto Nicastro, Direttore Generale di UniCredit e di Vincenzo De Luca, Console Generale d'Italia a Shanghai.
“Destinazione Cina” prevede 4 tappe in Italia, a Treviso, Milano, Bologna e Torino, nelle quali i 700 imprenditori già iscritti possono incontrare – in appositi tavoli consulenziali e personalizzati – un team di esperti UniCredit e di consulenti di Accenture specializzati in “strategie di ingresso” nel mercato cinese. Inoltre sarà possibile ricevere un'ampia consulenza sugli aspetti di natura economica, fiscale e legislativa del mercato cinese oltre a un supporto concreto all’individuazione della migliore strategia per internazionalizzarsi verso la Cina. Gli imprenditori, inoltre, hanno anche l’opportunità di avviare un contatto operativo concreto, grazie alle strutture di UniCredit nelle principali città cinesi.
La Cina, dopo anni caratterizzati da politiche di supporto all’export delle proprie aziende, è ora orientata a un riequilibrio della bilancia commerciale, come testimoniano anche gli ultimi dati aggiornati sulla bilancia commerciale (a settembre import totale a 155 miliardi di dollari, in crescita del 21% rispetto al 2010 – avanzo commerciale più che dimezzato rispetto a luglio 2011). Se a ciò si uniscono le tendenze riscontrate tra la popolazione cinese caratterizzate da un aumento generalizzato dei redditi, della spesa pro capite e all’occidentalizzazione delle abitudini di consumo, risultano chiare le enormi potenzialità offerte da questo mercato per le imprese.
Gli spazi per la crescita del business delle imprese italiane sono dunque importanti. Per il settore del Food&Beverage, in particolare, la Cina, già ora terzo mercato mondiale per giro d’affari con un valore di 285 miliardi di dollari, costituisce un mercato appetibile, con tassi di crescita stimati dell’11% all’anno per i prossimi 5 anni. Nel settore poi l’Italia, uno dei paesi esportatori riconosciuto tra i leader per qualità e varietà dei prodotti, recita un ruolo secondario, con un export che si assesta sui 150 milioni di dollari, a fronte di un totale di importazioni in Cina pari a 4,9 miliardi di dollari (dati 2010).
Anche per i settori del Fashion&Luxury il discorso è analogo: da una parte un mercato del valore di circa 300 miliardi di dollari (secondo mercato mondiale), con
prospettive di crescita del 13,3% al 2013 e dall’altra l’eccellenza del Made in Italy che inizia solo adesso a farsi conoscere e apprezzare dalla clientela cinese (+90% nella crescita degli acquisti di turisti cinesi in Italia).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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