«Inaccettabile perdere così. Spaventati di giocare il nostro calcio» Sotto accusa la scelta dei tre attaccanti criticata anche da Galliani

Ibra ha preso a schiaffoni il Milan e Allegri. Ma non è stato l’unico. Perché anche Galliani, ancora sotto choc per il rischio corso all’Emirates stadium, prima di tornare a casa e mettere il cuore al sicuro, ha promesso un chiarimento con il tecnico, autore di quella trovata inedita e mai provata prima, il tridente d’attacco con Ibra scortato da El Shaarawy e Robinho. A provocare più di un rossore sulle gote del Milan, sono state le parole di Ibrahimovic che nell’occasione ha alzato la voce con i suoi e parlato da leader indiscusso dello spogliatoio. «Non si può perdere così, non è accettabile, noi siamo il Milan» ha tuonato su un giornale svedese e un sito olandese che hanno rilanciato il suo sfogo feroce. «Si può perdere in tanti modi, ma non così, abbiamo sbagliato partita così come ha fatto l’Arsenal nella sfida dell’andata» è stato l’altro passaggio dello svedese, poco incline a perdonare il black-out intervenuto nel primo tempo grazie al risultato conclusivo. «Abbiamo pensato troppo al 4 a 0 dell’andata, siamo stati troppo prudenti, abbiamo avuto paura di giocare il nostro calcio, spero che si faccia tesoro degli errori commessi»: quello di Ibrahimovic è diventato un vero e proprio atto di accusa. Con l’aggiunta di qualche particolare interessante sul clima respirato all’intervallo: «Abbiamo provato a rimediare sul 3 a 0 per loro ma non era facile rimettere in piedi il risultato e la partita».
Difficile non essere d’accordo con lui, disposto a prendersi la sua quota di responsabilità ma anche a parlar chiaro agli esperti e ai debuttanti del gruppo. Tutti insieme, con qualche eccezione, Van Bommel per esempio, Abbiati segnalato da Galliani con menzione speciale, sono andati incontro al rischio storico e clamoroso di una rimonta inglese. «È vero, nel secondo tempo abbiamo giocato un po’ meglio ma ho temuto il peggio dopo il 3 a 0, pensavo che potessero arrivare il 4° e il 5° gol dell’Arsenal»: nemmeno quella frazione meno disastrosa ha convinto Ibrahimovic ad attenuare i toni della sua intemerata. Che, per la prima volta da quando è sbarcato a Milanello, non ha risparmiato nemmeno l’allenatore Allegri.
«Con tre attaccanti mi sono sentito sempre fuori posizione» è stata la sua stroncatura a una scelta, dettata, a sentire Allegri, più dalla necessità che dalla voglia di mettere sotto pressione la difesa inglese («Avevo solo tre centrocampisti a disposizione» la spiegazione pubblica e privata del livornese) che è riuscita a non incassare gol. Era la prima volta che il Milan si presentava con Ibra più El Shaarawy e Robinho e per la prima volta non ha fatto gol l’attacco che in Italia ha seminato gol e imprese balistiche: solo in apparenza è una contraddizione. Dopo Ibra, Adriano Galliani. Che ha rincarato la dose, se possibile, con l’intervista concessa a milan-channel nella quale ha schizzato uno scenario catastrofico nel caso il Milan fosse uscito dalla Champions. «Se fosse accaduto l’irreparabile avremmo avuto un contraccolpo incredibile anche sul campionato». E invece ha ritrovato quasi tutto, la qualificazione nei quarti, «per la dodicesima volta siamo tra le prime 8 d’Europa durante la presidenza Berlusconi», e la consapevolezza che stanno per tornare i grandi assenti (Aquilani il primo della lista, seguiranno Gattuso e Nesta, quindi Boateng). «Siamo ancora in corsa su tutti i fronti» la frase con cui il vice-presidente ha provato a cancellare quel clima di depressione che ha colto non solo il popolo dei tifosi, ma anche gran parte del gruppo.

Come il 4 a 0 dell’andata e il successivo passaggio di Palermo, avevano reso il Milan più granitico e moltiplicato le aspettative, la fifa blu provata a Londra e gli schiaffoni successivi di Ibra hanno procurato una perdita secca di auto-stima che può avere qualche risvolto immediato nella sfida di domenica pomeriggio con il Lecce. Tocca ad Allegri intervenire.
E mettere in riga, a fari spenti magari, anche Ibrahimovic che può e deve fare il leader del Milan. Ma sarebbe bene che non si sentisse il padrone del vapore.

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