Incassavano gli assegni Inps per i pensionati Tre arrestati, caccia alla «talpa» dell’aeroporto

Assegni Inps e rimborsi Inail sottratti a ignari pensionati e neo-mamme per un totale di almeno 900mila euro. È caccia alla «talpa» del Cmp, il Centro meccanografico postale dell’aeroporto di Fiumicino, l’impiegato infedele agli ordini di un’organizzazione criminale di Santa Maria Capua Vetere, che dirottava i contanti sui conti di prestanome. Tre le persone arrestate, sei denunciate a piede libero, 22 quelle indagate nella maxi operazione condotta dalle Procure di Viterbo, Foggia, Trani, Verona, Napoli e Nola, ora di competenza di quella di Roma. In manette Anna e Angelo Casertano, madre e figlio di 62 e 38 anni, ed Enrico Russo, rigattiere di 63 anni. La prima madre, tra l’altro, di un boss affiliato alle famiglie casalesi, Vittorio Casertano, 45 anni, già in carcere per associazione camorristica e omicidio. Dal furto dei versamenti postali a riciclaggio, usura, furto ed estorsione: queste le ipotesi di reato per la banda di malviventi campani scoperta dai carabinieri di Oriolo Romano e Ronciglione. «Tutto nasce tra il 2005 e il 2006 dalla denuncia di un pensionato di Oriolo - spiega il maresciallo Massimo Gattella, comandante della stazione locale - che lamentava lo smarrimento di un assegno inviato dall’Inps e da questo dichiarato a tutti gli effetti incassato». Dopo l’immissione in rete del pagamento, qualcuno lo aveva intercettato e cancellato il suo nome in favore di qualcun altro. Una «testa di legno» a cui era intestato un conto corrente da aprire e chiudere, una volta ritirato il denaro, alla velocità della luce. La storia si ripete in altri paesi del viterbese, Vejano, Barbarano, Ronciglione, poi in tutt’Italia. In totale 200 le persone derubate.

Grazie a interrogazioni telefoniche i carabinieri arrivano in Campania, dove vengono acciuffati i due personaggi chiave dell’organizzazione nella cui casa vengono sequestrati pc e bloc notes con i numeri dei conti fantasma, l’elenco dei truffati e quello dei soci in affari ai quali i Casertano cedevano i soldi per farli fruttare con prestiti a tassi usurari attraverso una società di consulenze finanziarie intestata alla 62enne, all’apparenza in regola con la legge.

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