Incendi, affari e politica: l’altra faccia di Rozzano

Incendi, affari e politica: l’altra faccia di Rozzano

La panetteria-bar ampia, luminosa e quasi lussuosa, andò a fuoco in un giorno d’estate. Qualche tempo prima, era andato a fuoco un negozio di frutta e verdura. I due incendi oggi sono riuniti in un unico fascicolo d'inchiesta, cui lavora in gran segreto il pm dell’Antimafia Marcello Tatangelo: e già il fatto che il fascicolo sia unico rafforza l’idea che a Rozzano hanno in molti. E cioè che se due esercizi commerciali di proprietà di due consiglieri comunali prendono fuoco uno dopo l’altro, tra i due fattacci un qualche legame ci sarà. Ma va a sapere - almeno per il momento se è un legame di affari, di racket, di politica, di dispetti personali.
É un fine anno strano, questo che si vive a Rozzangeles, come qualcuno chiama con pregevole autoironia questo sobborgo di quarantamila persone. A pronunciare ad alta voce la parola «racket» è rimasto solo Frediano Manzi, quello dell’associazione Sos Usura, che per l’inizio dell’anno promette rivelazioni choccanti: ma la credibilità di Manzi, dopo che si è scoperto che si era fatto da solo un paio di attentati per passare da vittima, è ai minimi storici. Però i due negozi dei due consiglieri mica hanno preso fuoco da soli. E a rendere tutto ancora più complicato c’è il fatto che i due proprietari dei negozi si siano presi a maleparole tre settimane fa, nell’aula del consiglio comunale, nel pieno della seduta sul piano regolatore, costringendo il sindaco Pd Massimo D’Avolio a decidere - fatto assai inconsueto - di proseguire la seduta a porte chiuse.
I due consiglieri comunali sono Franco Cuvella e Domenico Anselmo. Il primo, cui anno bruciato il negozio di frutta, è del Pd. Anselmo, cui hanno bruciato il bar, era anche lui in maggioranza ma adesso è passato all’opposizione. In aula si sono mandati malamente (con l’intervento anche del padre di Anselmo, «dai, reagisci, dammi uno schiaffo») a quel paese per una faccenda che ufficialmente non c’entra niente con gli incendi: la gestione dei mercatini domenicali, buco nero del bilancio di Rozzano, seicentomila euro di deficit, di mezzo c’è una società, la Cst che fa capo a Cuvella. Anselmo vorrebbe passare tutto alla fondazione Rudh, controllata dal Comune, che si occupa di cultura sul territorio.
La gestione dei mercatini, dicono tutti, con gli incendi non c’entra. Cuvella ha provato a spiegare le fiamme al suo negozio con il rifiuto di aprire una sala giochi in uno stabile dell’Aler: ma è una storia che non sta in piedi, perché nelle case popolari le salegiochi non si possono fare. E allora chi è stato? Il racket?
Macchè: «A Rozzano il racket non esiste, io faccio il commerciante e nessuno mi ha mai chiesto niente», spiega al Giornale Domenico Anselmo. E il sindaco D’Avolio: «Qui il racket non c’è. Ne abbiamo parlato anche col prefetto, e ce lo ha confermato». Ma lei, signor sindaco, non avrà certo bisogno del prefetto per sapere se nella sua città la gente deve pagare il pizzo... «A me nessun commerciante ha mai detto nulla, e credo che se il fenomeno esistesse almeno una segnalazione mi sarebbe arrivata».
Il racket non c’è, dunque. E allora chi ha bruciato i due locali? «Lasciamo che la magistratura faccia il suo lavoro», dice il sindaco. «Non esiste un problema di racket - ribatte Anselmo - ma di trasparenze degli uffici comunali, questo sì. L’istigazione all’abusivismo da parte di un assessore. E ci sono le amicizie un po’ strane di alcuni esponenti dell’attuale giunta». Messaggi difficili da interpretare, per chi non vive la singolare realtà di Rozzano. Ma che anche ai rozzanesi doc suonano a volte un po’ ostici, e si perdono nel mare del gossip e delle supposizioni.

Non è più, fortunatamente, la Rozzano di una volta, dove l’eroina arricchiva le solite tre o quattro famiglie, e decimava i ragazzi delle case popolari. Ma qualche giallo senza pretese, qualche mistero in attesa di essere svelato, Rozzangeles lo offre ancora.

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