Roma

Incendio al Ced, il tribunale va in tilt

Telefoni muti, niente registrazione elettronica delle presenze, in tilt il collegamento dei pc ai server centrali, i cui dati - almeno quelli - sarebbero però integri. E su tutto, il timore che il black out abbia aperto un bel «buco» nelle registrazioni delle intercettazioni telefoniche. Una sospensione che sarebbe durata almeno un’oretta e che viene però smentita dal presidente del Tribunale, Luigi Scotti.
Questo, per sommi capi, il bilancio dell’incendio che nel pomeriggio di domenica ha colpito l’ufficio al piano interrato di via Varisco, sotto l’edificio C, alle spalle di piazzale Clodio, che ospita le unità di backup del Centro elaborazione dati del tribunale. A innescare le fiamme, a quanto pare, un cortocircuito in seguito al quale avrebbero preso fuoco alcuni gruppi di continuità, le batterie di emergenza che servono a garantire un costante afflusso di energia elettrica ai server. Forse surriscaldate proprio dalla serie di accensioni di emergenza dovute all’intervento dell’Acea su una vicina cabina elettrica. Intervento che pure era «programmato», tanto che proprio lo spegnimento precauzionale di alcuni sistemi ha probabilmente permesso di evitare danni peggiori.
Perché la situazione torni alla normalità, sarà comunque necessario attendere il pomeriggio di oggi, o addirittura la giornata di domani. Di certo, ieri gli uffici giudiziari erano in emergenza. Le linee interne dei telefoni non funzionavano, era interrotto il collegamento alle banche dati e al registro generale ospitati sui server dai computer degli uffici dei magistrati, anche per evitare che nella fase di «riavvio» dei server venissero persi ulteriori dati. E il personale del tribunale è tornato a firmare fogli presenza cartacei «vecchio stile» per evitare problemi nella gestione informatizzata, tramite badge, di ingressi e uscite.
Per scoprire quale sia stato il fattore determinante, e per accertare le eventuali responsabilità o la natura dolosa delle fiamme, sull’episodio che ieri ha di fatto paralizzato l’attività della cittadella giudiziaria, il sostituto procuratore Maria Cristina Palaia ha aperto un fascicolo contro ignoti per incendio colposo, attualmente al vaglio del procuratore Giovanni Ferrara. Al lavoro per i rilievi ci sono vigili del fuoco (che ieri hanno setacciato per due ore le stanze dove l’incendio si è sviluppato, confermando l’ipotesi che il fuoco si sia sprigionato dai gruppi di continuità) e investigatori: dovranno anche spiegare al magistrato se i sistemi di prevenzione antincendio del seminterrato di via Varisco hanno funzionato o meno. Mentre oltre ai locali «andati in fumo», Palaia ha messo sotto sequestro pure il mezzo dell’Acea utilizzato due giorni fa dalla squadra di tecnici che ha «operato» sulla cabina elettrica alle spalle del tribunale. A seconda del risultato di questi primi accertamenti, che sono attesi per oggi, il magistrato deciderà se chiedere ulteriori perizie.
A ridimensionare le conseguenze dell’incidente è però il presidente del tribunale, Luigi Scotti. Che sostiene, tra l’altro, che «nessun buco nelle intercettazioni» si è verificato a causa delle fiamme. «Tutto è salvo - ha spiegato Scotti - perché erano state staccate tutte le utenze, tranne alcune indefettibili come le intercettazioni, il servizio esterno di controllo, le stanze dei detenuti e quella del magistrato di turno. Purtroppo è successo un incidente ma non c’è alcun danno irreparabile». E sempre il presidente del tribunale ha rivelato che l’intervento dell’Acea era stato motivato proprio dall’esigenza di sostituire un gruppo di continuità ormai obsoleto.

Ma qualcosa, evidentemente, è andato storto.

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